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Presentazione del libro di Terenzio Bove "Eugenio Azimonti" L'Agronomo meridionalista venuto dal Nord

Data: 05/06/2009

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI TERENZIO BOVE
EUGENIO AZIMONTI
L'Agronomo meridionalista venuto dal Nord
biblioteca provinciale Potenza
mercoledì 10 giugno 2009 ore 17.00
la S.V. è invitata

Tu è bene che un giorno conosca l’Azimonti. Ne sarai innamoratissimo. Non so se alcun altro meridionale abbia mai saputo che cosa sia l’Italia Meridionale […]; conosce palmo a palmo tutto il Mezzogiorno e, verista, nel più stretto senso della parola, è ottimista…. deve essere tuo amico!”.
Così Giustino Fortunato scriveva di Eugenio Azimonti in una lettera del 24 marzo 1911 inviata a Gaetano Salvemini (carteggio 1865-1911), testimonianza dell’amicizia che ci fu tra il meridionalista e il direttore della prima Cattedra ambulante di Potenza.
Eugenio Azimonti, lombardo di nascita e lucano di adozione, nacque a Cerro Maggiore (MI) il 31 dicembre 1878. Figura ai più sconosciuta, Azimonti si inserì in quella schiera di tecnici che operarono nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno e contribuirono allo sviluppo dell’agricoltura del Sud. Proprio Azimonti introdusse l’allievo Manlio Rossi-Doria in casa di Giustino Fortunato, da cui partirà per approdare ad una radicale revisione dei metodi di analisi della nostra agricoltura e, più in generale, dei problemi del Mezzogiorno concretizzatasi più tardi con la costituzione, a Portici, del Centro di specializzazione e ricerche economico-agrarie per il Mezzogiorno. Del resto molti anni dopo, Rossi-Doria commenterà la sua amicizia con Azimonti:“So di avere avuto in lui più che un maestro e di aver maturato in Val d’Agri l’apertura necessaria a comprendere anche gente diversa da me”. Azimonti rimase molto colpito dal viaggio del bresciano Zanardelli (1902), e nel 1905 accettò l’incarico di Direttore della Cattedra di Potenza e operò negli ambienti meridionali, dove prestò la sua opera di tecnico, agricoltore, politico e meridionalista per circa un quarto di secolo. Si stabilì nella frazione di Pedali, l’odierna Villa d’Agri. Qui costituì una propria azienda agraria e iniziò le collaborazioni con “L’Unità” di Salvemini e il quindicinale napoletano“L’Agricoltore del Mezzogiorno”.Con la prima sperimentò ed accrebbe le conoscenze tecnico-pratiche,con le seconde diede più incisività a quella che considerò sempre una missione: sdoganare l’agricoltura del Mezzogiorno dalla nomea di immobilità ed inefficienza che gli veniva attribuita dimostrando, coi fatti, che dietro la sua arretratezza si celavano fattori ben più seri della sola “sfaticataggine”contadina.


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