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n. 132 del 21 ottobre 2009

Data: 21/10/2009

Latte, la storia infinita

Da settimane la crisi del settore lattiero-caseario è tra gli argomenti di maggior interesse a livello europeo. La Commissione europea è nell'occhio del ciclone e molte manifestazioni si svolgono in diverse regioni e città d'Europa. I produttori di latte non si sentono abbastanza tutelati in un momento di crisi dei prezzi che si inserisce nel quadro a tinte ancora fosche della crisi economica generale.

Gli sforzi della Commissione per garantire un futuro al settore sono importanti e continui nel tempo, almeno dal 2003, l'epoca delle riforme della PAC, che ambiscono ad accrescere la competitività dei produttori, che devono essere pronti ad affrontare le sfide che il settore ha di fronte, garantendo i profitti.

Una cosa è certa: la situazione non è facile e soluzioni facili non esistono. Nessuno è in grado di trovarne senza che si facciano degli sforzi. Questo punto, che caratterizza in realtà l'intera storia della politica agricola comune da qualche decennio ormai, va sempre chiarito senza esitazioni quando si trattano certi argomenti. Nessuno vuole togliere di mezzo una filiera e i suoi operatori, anzi: la difficoltà sta nel superare una situazione di mercato obiettivamente difficile, eventualmente eliminando gli errori del passato (vedi quote latte mal negoziate da alcuni, nella fattispecie l'Italia).

Non si possono gettare alle ortiche vent'anni di sforzi di riforme, come detto richieste dalle circostanze e non sognate per il piacere di far male a qualcuno, solo per rispondere a slogan demagogici, argomentazioni confuse e azioni radicali. Buttare nei campi milioni di litri di latte non fa bene a nessuno, né dentro i confini europei, né fuori.

Non si deve eliminare in un colpo quanto fatto. Il sistema delle quote non riesce più a mantenere i prezzi alti e stabili, e impedisce l'entrata nel mercato di imprese nuove e giovani. Malgrado l'aumento delle quote dal 2008, la produzione di latte è rimasta stabile. Questo dimostra che la discesa dei prezzi non ha nulla a che fare con il sistema delle quote: essa è dovuta alla diminuzione della domanda legata alla crisi.

Allora cosa fare? Quest'anno si spendono più di 600 milioni di euro per sostenere il mercato. I produttori del settore sono il solo gruppo che riceve pagamenti diretti dall'UE. Questo significa qualcosa, e ognuno è capace di giudicare. Inoltre, quest'anno è stato anticipato di sei settimane il 70% dei pagamenti diretti, per favorire la disponibilità di cassa. Lunedì la Commissaria all'agricoltura Fischer Boel ha proposto altri 280 milioni di euro per i produttori, e altri 4,2 miliardi sono previsti da tempo dalle misure anti-crisi, tra le altre cose per la ristrutturazione del settore. E così via, la lista delle misure è lunga e si aggiunge alle disponibilità previste dai programmi regionali di sviluppo rurale, alle misure promozionali, nelle scuole per esempio, eccetera eccetera.

La questione del latte è tra le più complicate che deve gestire in questo periodo l'Unione europea. È anche sintomatica di una serie di problemi che non erano stati affrontati nel passato con le soluzioni giuste e, nella difficile congiuntura di oggi e in un mercato mondiale comunque diverso da quello del dopoguerra, quando la PAC venne definita, risultano ancora più complessi. Servono, come sempre, razionalità e serietà.

Matteo Fornara
Rappresentanza a Milano


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