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n. 148 del 24 febbraio 2010

Data: 25/02/2010

La nuova Commissione in azione e il rodaggio del nuovo Trattato

Con la delusione di Copenaghen e la crisi che continua a mordere, con l'aumento della disoccupazione, le pressioni speculative sulla Grecia e sugli altri paesi dell'area euro si è aperto il difficile 2010, che la nuova Commissione Barroso, fresca di voto a larga maggioranza del Parlamento europeo, si trova ad affrontare.

L'entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1 dicembre ha creato aspettative nell'opinione pubblica che si attende risposte concrete a livello europeo rispetto alle crescenti inquietudini create da una globalizzazione che sembra sfuggire alla capacità di governo anche dei "grandi players". UE, USA e Cina, che nonostante gli sforzi e le pressioni internazionali, non sono riuscite a delineare neppure una bozza di governance globale sul clima. Rimandano il tutto a dopo il 2010. Gli sforzi in sede G20 per tracciare un nuovo quadro di regole internazionali per i mercati finanziari che prevengano nuove crisi sembrano più promettenti, ma siamo ancora lontani da risultati concreti.

Grazie al suo collaudato sistema d'istituzioni e regole comuni l'UE è riuscita a reggere meglio all'impatto della crisi e a darsi un quadro regolamentare per affrontare la green revolution. Il nuovo Trattato dovrebbe migliorare l'efficacia del processo decisionale e la capacità dell'UE di agire sulla scena internazionale. Eppure molti analisti si chiedono se davvero questa nuova Europa sarà in grado di raccogliere le sfide che ha davanti e agire in modo credibile con un'unica voce all'esterno.

Il patto di stabilità e la governance economica europea non sono servite ad evitare il tracollo greco, anche perché la Grecia ha truccato i conti evitando che scattassero le procedure previste in caso di violazione dei parametri. E resta ancora aperto la questione sul come rassicurare davvero i mercati e chiudere definitivamente le tentazioni speculative sugli anelli deboli dell'area euro. Ma quello che preoccupa davvero nel dopo crisi in cui nulla sarà più come prima è la constatazione che, da oltre 10 anni la strategia collettiva messa in piedi dagli europei per rilanciare in maniera robusta la crescita e la competitività di Eurolandia non ha dato i risultati sperati. Senza una risposta politica forte e una nuova strategia davvero efficace l'Europa rischia il declino economico e una progressiva marginalizzazione a fronte dei molti emergenti che, malgrado la crisi, continuano brillantemente a crescere.

Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano

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Sito web: http://ec.europa.eu/italia/newsletters/milano/our_publications/n148edi_it.htm#_Insomma


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