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Interpretare per l'Europa - in italiano

Data: 27/09/2010

PRESENTAZIONE DEL VIDEO CLIP
"INTERPRETARE PER L'EUROPA - IN ITALIANO"
Roma, venerdì 24 settembre 2010, ore 11,30
Commissione europea, Sala Natali, via IV Novembre 149


Nei prossimi dieci anni i servizi d’interpretazione dell’Unione europea potrebbero trovarsi di fronte ad un grave deficit di interpreti di lingua italiana.

Nell'ambito della propria azione di sensibilizzazione permanente, i servizi d’interpretazione della Commissione europea, del Parlamento europeo e della Corte di giustizia dell'Unione europea hanno deciso di realizzare un videoclip d’informazione destinato ai giovani interessati ad intraprendere la carriera d’interprete. Il videoclip, intitolato "Interpretare per l'Europa – in italiano", sarà presentato a Roma venerdì 24 settembre 2010 e sarà successivamente disponibile su una serie di siti nazionali e comunitari e su YouTube, al seguente indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=gmrRLKU5UgM

Riportiamo il discorso tenuto da Marco Benedetti, direttore generale della DG Interpretazione della Commissione europea.


Signore e signori,

è con grande soddisfazione che presentiamo oggi al pubblico italiano questa videoclip informativa che fa parte della nostra campagna di sensibilizzazione alla professione dell'interprete nelle istituzioni europee.

Oggi si fa un gran parlare di globalizzazione e delle grandi reti che ci permettono di stare in contatto con il mondo intero così come della sempre crescente integrazione europea che porta ad un'intensificazione degli scambi e della mobilità dei cittadini all'interno dell'Unione.

Si parla invece molto meno dello strumento che rende queste relazioni possibili, e cioè la conoscenza delle lingue.

Le nostre istituzioni sono consapevoli della grande importanza che rivestono le lingue per lo sviluppo di un'autentica cittadinanza europea. E' in questa prospettiva che la politica per il multilinguismo della Commissione, con i suoi diversi strumenti, finanzia progetti educativi e formativi di vario genere, integrando le politiche degli Stati membri.

Il multilinguismo non è però soltanto diffusione delle conoscenze linguistiche, ma anche sviluppo di competenze professionali nel campo delle lingue. Per questo siamo impegnati anche nella formazione di interpreti, professionisti indispensabili per il funzionamento della grande macchina delle istituzioni europee dove ogni giorno si tengono centinaia di riunioni fra delegati di tutti i nostri paesi.

In effetti, così come per il cittadino europeo dovrebbe ormai diventare un dovere civico essere in grado di esprimersi in almeno un'altra lingua, allo stesso modo resta un diritto inalienabile il potersi esprimere nella propria lingua madre nell'ambito delle istituzioni europee che per la loro natura e per la loro missione appartengono a tutti i nostri popoli.

In questi cinquant'anni, diverse generazioni di interpreti si sono succedute nelle nostre cabine. Un servizio che all'inizio lavorava in quattro lingue, oggi ne usa ventitré, con una moltiplicazione incessante delle riunioni derivante dalla crescita dell'Unione e del campo di attività delle istituzioni.

Del resto, il nostro lavoro è la corrente senza di cui nulla potrebbe funzionare. Non c'è negoziato che potrebbe avere luogo fra delegati, ministri e capi di governo senza l'invisibile opera degli interpreti.

In questi anni però stiamo registrando difficoltà nel ricambio generazionale e in prospettiva rischiamo di andare incontro ad un periodo di scarsità che non ci permetterebbe di soddisfare le nostre esigenze.

In parole più semplici, abbiamo bisogno di giovani interpreti che vengano a prendere il posto dei nostri colleghi ormai in via di pensionamento.

Un tema ricorrente quando si parla di lingue è la difesa della nostra. Periodicamente, suscitata da qualche episodio specifico, si scatena la polemica sulla perdita di importanza dell'italiano in Europa e nel mondo. Ora, quando i nostri politici mi chiedono qual è il miglior modo di difendere la nostra lingua a Bruxelles, la mia risposta è sempre la stessa: "Parlatela!" Più l'italiano sarà parlato nelle nostre istituzioni, più esso sarà in grado di mantenere la sua importanza. Perché parlare l'italiano vuol dire creare conoscenza in italiano, nutrirlo delle novità politiche che si elaborano a Bruxelles e diffonderlo anche come lingua di comunicazione fra altre lingue.


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