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n. 24 del 15 novembre 2006

Data: 15/11/2006

L’allargamento dell’Unione europea verso la Turchia viaggia sull’Orient Express, non sull’alta velocità


L’Orient Express era il mitico treno che collegava Parigi a Istanbul: ottenne fama e successo perché non si preoccupava tanto della velocità quanto della qualità del servizio ai suoi passeggeri. La filosofia dell’Orient Express è quella che oggi caratterizza il viaggio dell’Unione Europea verso la Turchia: nessuna fretta, ma piuttosto un esame attento dei criteri di adesione per fare in modo che quando la Turchia entrerà in Europa lo dovrà fare nella maniera più soddisfacente per tutti. Chi vuole entrare in Europa più che rispettare un requisito geografico difficile da definire dovrà soddisfare appieno i principi e i valori su cui si fonda l’appartenenza europea. Principi che significano: un sistema democratico che rispetti i diritti umani; un sistema economico aperto e concorrenziale; e l’applicazione della legislazione comunitaria. La Turchia oggi non soddisfa ancora completamente questi requisiti, in particolare il primo di essi. Per questa ragione il Commissario responsabile dell’allargamento Olli Rehn ha usato la felice metafora dell’Orient Express presentando nei giorni scorsi il rapporto annuale della Commissione europea sul processo di allargamento. L’entrata della Turchia nell’Unione europea è un tema che suscita molte sensibilità. Anche in Italia – paese che vive in questi anni la trasformazione da esportatore a importatore di flussi migratori, con tutte le conseguenze del caso – c’è chi vede un insormontabile problema culturale o religioso, legato all’identità dell’Europa. La Turchia è infatti un paese musulmano, anche se di natura laica. Altri paventano una prevalenza politica turca sulla costruzione dell’unità continentale, dato che, se entrasse, la Turchia diventerebbe il paese più popoloso dell’Unione,con più voti in Consiglio e più membri al Parlamento europeo.


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