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Rapporto di ItaliaOrienta sugli studenti italiani

Data: 17/02/2014

Idee chiare, determinati e soprattutto senza alcuna intenzione di assecondare in maniera passiva le aspettative dei propri genitori. E’ questo l’identikit dello studente italiano che si appresta a conseguire il diploma e a scegliere il proprio futuro.

A tracciarlo, uno studio realizzato dagli esperti di ItaliaOrienta, la Fondazione italiana che attraverso un team multidisciplinare di esperti lavora sui temi dell’orientamento. Nel corso del 2013 la Fondazione ha fatto tappa con il primo “Educational Tour” in 44 città italiane, visitando 176 scuole e incontrando 660 tra dirigenti e docenti, svolgendo 360 moduli di tutoraggio, 220 motivazionali, 220 attività d’aula e supportando 21,113 studenti di quarta e quinta, prossimi alla scelta del futuro dopo il diploma.

Durante il tour sono stati distribuiti tra i ragazzi 5mila questionari. Nel rilevamento che ha riguardato 2629 ragazzi (di cui il 56% femmine) fondamentale è stata l’analisi del contesto familiare di appartenenza: solo il 17% delle mamme degli intervistati ed il 16% dei papà, risulta laureato. Diploma di scuola secondaria superiore ma soprattutto licenza media, i titoli di studio della maggior parte dei genitori. Giovani dunque di ceto sociale medio con madre casalinga (34,4%) o impiegata (24,1%), e padre operaio (20%) o impiegato (13%), sono i ragazzi intervistati dalla Fondazione, e di sicuro non saranno le professioni di mamma e papà ad influenzarne le scelte per il futuro oltre la scuola.

Lo conferma la straordinaria propensione dei giovanissimi ad andare all’estero: il 72% dei maturandi volerebbe oltre confine. Australia, Canada e Cina le tre destinazioni in cima alla classifica delle preferenze. Il 32,8% degli studenti vorrebbe lavorare dopo il diploma e trovare un’occupazione che ne valorizzi le capacità. In che settore?

Aumenta la propensione all’autoimprenditorialità con il 36% dei diplomandi che vorrebbe avviare una propria attività. Il 32% invece preferirebbe lavorare per privati, il 29% ancora sogna l’impiego pubblico.


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