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N. 710 del 29 settembre 2005

Data: 29/09/2005

Newsletter della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

L’Euro-Attualità: Dal Parlamento

Il Parlamento adotta le direttive “Basilea II”
Norme precise e aggiornate per il credito al consumo e alle PMI

Per il commissario Charlie Mc Creevy “È un fatto positivo per i nostri istituti di credito, per la nostra economia e per la stabilità finanziaria”

Il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura due direttive volte ad adeguare le norme comunitarie sui requisiti patrimoniali delle banche e degli istituti di credito agli accordi di Basilea. Accogliendo la relazione di Alexander Radwan (PPE/DE, DE), la plenaria ha approvato le proposte della Commissione sull’accesso alle attività degli enti creditizi e sull’adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti creditizi, apportando centinaia di emendamenti, frutto di discussioni con la Commissione stessa e con il Consiglio; le nuove direttive dovrebbero entrare in vigore subito dopo l’approvazione definitiva da parte del Consiglio.
Le due direttive si inseriscono nell’ambito delle misure per l’attuazione del Piano di azione per i servizi finanziari adottato dalla Commissione nel 1998, che aveva sollecitato l’adozione di norme prudenziali precise, aggiornate, conformi agli standard internazionali e proporzionate, ossia coerenti con i rischi inerenti al contesto in cui le esposizioni vengono contratte, in particolare nel settore dei crediti al consumo e dei crediti alle piccole e medie imprese.
Il nuovo quadro regolamentare stabilisce nuove regole sui requisiti patrimoniali, ossia sul capitale proprio che le banche e le imprese d'investimento devono possedere per coprire i rischi e tutelare i capitali depositati dai clienti. L’intento è di rimediare ad alcune carenze della normativa vigente: stima approssimativa dei rischi di credito, possibilità di arbitraggi sul capitale, mancato riconoscimento delle tecniche di attenuazione del rischio, copertura incompleta dei rischi, assenza di obblighi a carico delle autorità di vigilanza riguardo alla valutazione del profilo di rischio degli enti creditizi e all’accertamento del possesso di un capitale adeguato a tale profilo, assenza di obblighi di cooperazione fra le autorità di vigilanza, assenza di procedure corrette di comunicazione al mercato e soprattutto rigidità del quadro regolamentare, incapace di tenere il passo con la rapida evoluzione dei mercati finanziari.
Una delle caratteristiche fondamentali del nuovo quadro regolamentare è invece proprio la flessibilità, che consentirà agli istituti di credito di adottare le soluzioni più appropriate alla loro situazione, in modo da tenere conto della complessità e della diversità degli attuali mercati finanziari. Ciò consentirà di rafforzare la stabilità finanziaria, la fiducia nelle istituzioni finanziarie e la protezione dei consumatori e favorirà un uso più efficiente dei capitali, contribuendo a promuovere la competitività dell’economia europea.
Soddisfazione è stata espressa dal Commissario per il mercato interno e i servizi Charlie Mc Creevy, che ha dichiarato: “È un fatto positivo per i nostri istituti di credito, per la nostra economia e per la stabilità finanziaria. Il prossimo passo è fare in modo che questa normativa sia attuata in maniera coerente in tutta Europa”.
In base agli emendamenti introdotti dal Parlamento europeo gli Stati membri potranno applicare i requisiti in materia di capitale sia alle imprese con bilancio individuale sia a quelle con bilancio consolidato. Le modifiche apportate permettono inoltre di estendere alle banche che aderiscono ad un sistema di tutela istituzionale, ad alcune condizioni, l’applicazione del fattore di ponderazione del rischio dello 0% per i finanziamenti interni al gruppo. Le banche dovranno motivare il rating attribuito alle piccole e medie imprese e alle altre società che chiedono prestiti; secondo un emendamento adottato dal Parlamento, qualora gli impegni volontari dovessero risultare inadeguati, dovranno essere adottate apposite misure nazionali.
L’adozione finale delle due direttive ha rischiato di essere ritardata dalla questione della “comitologia”, ossia la procedura di adozione delle misure di esecuzione degli atti normativi comunitari. Il progetto di Trattato costituzionale conferisce al Parlamento il potere di revocare la delega alla Commissione ad emanare le disposizioni di esecuzione degli atti comunitari. Poiché il trattato non è stato ancora ratificato, il Parlamento ha voluto sincerarsi che questo diritto sia sancito in un accordo interistituzionale. Per quanto riguarda le due direttive, un compromesso dell’ultimo momento tra Commissione, Consiglio e Parlamento prevede l’applicazione della vecchia procedura - che sostanzialmente esclude il Parlamento - per un massimo di due anni o fino al 1° aprile 2008; dopo questa data la delega alla Commissione potrà essere rinnovata soltanto con l’accordo delle tre istituzioni.

Sito web: http://europa.eu.int/italia

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