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n. 63 del 28 novembre 2007

Data: 28/11/2007

Le elezioni europee in Romania

Con le elezioni europee tenutesi domenica 25 novembre in Romania si è completato l’iter di nomina diretta, attraverso il suffragio popolare, degli europarlamentari. Queste elezioni hanno subito un ritardo di sei mesi rispetto alla scadenza prevista.
In maggio, quando i due nuovi membri dell’Unione, Bulgaria e Romania, dovevano procedere ad eleggere i loro rappresentanti a Strasburgo, la Romania era stata scossa da un profonda crisi instituzionale che aveva visto contrapposti primo ministro e presidente.
Molto opportunamente, vista la tensione e la delicatezza del momento, le elezioni vennero posticipate all’autunno. Una decisione saggia che è stata confermata da alcuni buoni risultati. Il primo riguarda proprio l’assenza di incidenti. Nonostante non fossero in gioco le cariche istituzionali nazionali, la campagna elettorale poteva costituire un pretesto per lo scatenamento di una rissa politica e di incidenti a catena. Tutto sommato le elezioni si sono svolte in un clima svelenito.
La seconda buona notizia riguarda la semplicazione delle scelte politiche. Al posto di una rappresentanza molto frammentata entrano a Strasburgo cinque liste con un più chiaro profilo politico-ideologico (secondo i risultati a tutt'oggi non ancora definitivi).
Infine vi è la netta sconfitta dei partiti estremisti ed euroscettici. Il partito della Grande Romania, che aveva conosciuto negli anni scorsi un travolgente successo, è stato severamente punito dall’elettorato che non gli ha consentito di eleggere alcun eurodeputato.
A queste positive indicazioni del voto rumeno di domenica fà riscontro però una perdurante criticità nella partecipazione elettorale. Come in Bulgaria nel maggio scorso, la quota di cittadini che si sono recati alle urne è rimasta sotto il 30%.
Nonostante tutti gli sforzi di informazione compiuti dalle istituzioni comunitarie, nei nuovi paesi membri dell’Europa centro-orientale il Parlamento di Strasburgo e l’UE stessa rimangono qualcosa di lontano ed estraneo. Sappiamo che una disaffezione simile si registra anche in altri paesi di più lunga adesione comunitaria, ma l’uniformità del disinteresse verso le elezioni europee in quest’area esige una riflessione attenta e un piano di azione ad hoc.

Piero Ignazi
Professore di Politica Comparata Università di Bologna


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