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PIC Andare con calma

Data: 17/04/2009

L'opzione ESTERO, nel percorso di crescita personale e professionale, deve essere pianificata per tempo. Lasciarla aperta fino all'ultimo momento significa non sfruttarla al meglio per raggiungere gli obiettivi proposti.

L'estero, nella forma di lavoro, stage o studio, significa un miglioramento della propria posizione sul mercato del lavoro in Italia e altrove. Sul posto si acquisiscono le competenze che servono all'azienda in epoca di globalizzazione e che si traducono, secondo formazione ed esperienza raggiunte, in una retribuzione più alta, una mansione più soddisfacente e una maggiore sicurezza del posto di lavoro.

Però l'estero significa anche investire tempo (oltre che soldi), che a casa potrebbe già essere utilizzato per guadagnare. Per questo è fondamentale fare bene i conti con il tempo investito.


Una persona che, appena conclusi gli studi, cerca di inserirsi all'estero con la propria qualifica, fatica molto se in precedenza non ha già conosciuto il paese in modo approfondito. Possono passare anche sei o nove mesi prima che si aprano le porte giuste. E la ricerca deve svolgersi in loco, perché raramente le aziende sono disposte a far arrivare dall'estero qualcuno che non ha esperienze lavorative.
Diversamente, per chi può contare su una collaudata esperienza professionale di qualche anno, le aziende e le agenzie di reclutamento sono disposte a prendere in considerazione la candidatura arrivata dall'estero e ad invitare direttamente ad un colloquio.

Questo significa che devono essere pianificate delle attività all'estero nelle varie fasi della vita formativa e lavorativa. Queste attività possono essere brevi - come un corso di lingua o una Summer school -, medi come uno stage, un periodo alla pari o un lavoro stagionale -, oppure lunghi come lo studio accademico oppure il volontariato. Ogni attività trova la sua posizione specifica nel percorso di crescita.


Per raggiungere l'obiettivo "lingua a posto" servono gli anni della scuola superiore e un corso di lingua all'estero. Per la "2° lingua a posto" servono quelli dello studio accademico facendo per esempio un programma Erasmus, oppure i primi cinque anni di vita lavorativa. Conoscenze interculturali e apertura mentale verso gli altri cominciano con i primi scambi scolastici alle medie, per proseguire con un campo di lavoro nelle vacanze e una Summer school durante l'università. Adattabilità e flessibilità in un contesto straniero si rafforzano con un lavoro estivo oppure uno stage dopo la maturità e durante gli studi. Conclusi gli studi, oppure acquisite delle esperienze di lavoro, l'estero serve, tramite corsi specifici, per aumentare le competenze nell'ambito della propria professione, compresi anche i master.

Qui ovviamente esiste un problema di tempo. Il mondo delle aziende si aspetta velocità nel percorso formativo e contemporaneamente denuncia che i giovani non sono attrezzati adeguatamente per la mansione da svolgere. Vuole anche dire: non avevano abbastanza tempo per prepararsi all'evoluzione del mercato del lavoro globale (che si fa sentire fortemente anche in Italia) e acquisire le competenze idonee.

A questo punto la strada maestra per l'opzione "estero" sta nell'individuazione di un equilibrio tra obiettivi da raggiungere e tempo impiegato. Se lo studio per il bachelor dura oltre 3 anni, però ha permesso di svolgere un Erasmus di sei mesi e uno stage di tre mesi, posticipare la laurea è più che giustificato dai risultati e convince anche le aziende. Chi, dopo la maturità, si concede un anno facendo il volontario oppure la ragazza alla pari, è senz'altro più maturo per il lavoro che una persona che ha iniziato subito. Inoltre è meglio preparato per scegliere il percorso idoneo.

Nei prossimi anni il mondo del lavoro europeo avrà bisogno di molte persone che si sono formate in sistemi diversi e che hanno fatto esperienze in più contesti. Una eventuale posticipazione dell'inizio del lavoro viene più che controbilanciata dal livello di competenza personale e professionale raggiunto.

Perciò: ESTERO significa guadagno non perdita, in un percorso di crescita pianificata.

Fonte:Eurocultura


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