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n.125 del 1 luglio 2009

Data: 02/07/2009

Inizia l'era della Svezia, campione della battaglia sul clima

E' appena iniziata la nuova Presidenza di turno svedese della Ue che nei prossimi sei mesi avrà il non facile compito di guidare la nave dei 27 tra le perigliose acque della crisi economica passando dal rinnovo dei vertici delle Istituzioni e all'agognata entrata in vigore del nuovo Trattato sottoscritto a Lisbona. Come si evince dai discorsi del giovane primo ministro Fredrik Reinfeldt oltre alla crisi, la lotta al surriscaldamento sembra essere in cima alle preoccupazioni del paese scandinavo. All'inizio del dicembre 2009 si tiene a Copenaghen il vertice ONU per definire un nuovo accordo globale sulla riduzione delle emissioni per il dopo Kyoto. Portare i 27 verso negoziati complicati col resto del mondo riuscendo a preservare una qualche unità di posizione sembra davvero difficile anche per gli abili navigatori di stirpe vichinga; impresa resa, se possibile, ancora più ardua dalla crisi economica con recessione e perdita di posti di lavoro che spengono gli entusiasmi pro clima in alcuni Stati membri, sempre più riluttanti ai sacrifici che il taglio delle emissioni comporta almeno nel breve periodo.

Anche se il fallimento dei negoziati è ritenuto da tutti improbabile, pochi scommettono sulla possibilità di un accordo preciso e dettagliato. Ci si aspetta uno schema simile a quello di Kyoto, con un accordo quadro che farà da cornice ad ulteriori negoziati probabilmente già nel successivo incontro in Messico. Quello che è certo è che nessuno si può permettere un fallimento di Copenaghen, specie dopo le aspettative che tale appuntamento sta creando.

La sfida che si prospetta è davvero epocale: per i più "ottimisti" una riduzione del 50% delle emissioni entro il 2050 dovrebbe bastare a limitare il riscaldamento globale di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali; ma alcuni esperti arrivano a ritenere indispensabile un taglio di almeno l’80%. In particolare, alcune organizzazioni ambientaliste giudicano insufficiente l'obiettivo indicato finora dalla Commissione europea (taglio del 50% rispetto al 1990 entro il 2050). Tra queste il WWF che fonda i suoi timori su vari studi, tra cui quello dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e ritiene che per fare adeguatamente la sua parte, contribuendo ad un taglio medio a livello planetario di almeno l'80%, l'Europa dovrebbe puntare a uno zero emissioni entro il 2050.

Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano

Sito web: http://ec.europa.eu/italia/newsletters/milano/our_publications/n.125-24_it.htm


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