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n. 136 del 18 novembre 2009

Data: 18/11/2009

Perché non trasformarla nella Festa dell'Europa?

La caduta del Muro, in questi giorni ricordata e celebrata in tutta l’Europa e non solo a Berlino, fu molto più di un "colpo di piccone" dato ai regimi comunisti e meriterebbe di diventare la prima vera festività civile europea: la giornata dell’Unione dell’Europa. Il crollo della cortina di ferro è stato uno dei tre grandi eventi che nel Secolo Ventesimo hanno sconvolto la geopolitica e mutato i rapporti di potere e di alleanza tra le nazioni europee.

Gli altri due sono stati le guerre mondiali. Eventi concatenati: la fine della Grande Guerra decretò il trionfo dei nazionalismi e il conseguente smembramento degli imperi continentali fatto salvo quello zarista, che con la rivoluzione d’Ottobre nel 1917 e la successiva guerra civile venne "sovietizzato". Il nazionalismo tedesco, umiliato a differenza di altri, con la sconfitta nel 1918 del Kaiserreich prussiano, cercò la rivincita attraverso il progetto hitleriano di un Terzo Reich dominatore sull’Europa e sul mondo. L’espansionismo tedesco portò alla 2° guerra mondiale che si concluse con la spartizione della Germania in particolare, e dell’Europa in generale, in aree di influenza divise dalla cortina di ferro: occidentale atlantica e orientale-sovietica.

Il crollo del Muro ha avuto come diretta conseguenza la riunificazione tedesca. La condanna ad perpetuam rei memoriae inflitta alla Germania è venuta meno grazie alla maturazione di complessi fenomeni, tra i quali la crisi economica e ideologica delle "democrazie popolari", l’invecchiamento senza ricambio dei vertici dei regimi comunisti, il distacco dei loro apparati dale società civili: problemi a cui la perestrojka di Gorbaciov tentò, tardivamente, di rimediare.

La riunificazione tedesca ha trascinato il "grande balzo in avanti" dell’integrazione europea sancito dal Trattato di Maastricht (1992-93). L’apertura delle frontiere interne, la nascita dell’euro, l’estensione delle competenze comunitarie a molte materie prima esclusive degli Stati - oggi i tre quarti delle legislazioni nazionali sono prodotte a Bruxelles - sono stati il frutto di un patto non scritto intereuropeo, e in primo luogo tedesco-francese, con Helmut Kohl e François Mitterrand. In base ad esso, una "grande e forte Europa" si è posta a garante della rinascita di una "grande e forte Germania".

Un non meno rilevante effetto geopolitico della caduta del Muro è stata l’irresistibile avanzata dell’Occidente - inteso come sistema economico, di valori e di modelli culturali - in profondità nei confini stessi dell’ex Urss.

La Nato e l’UE hanno accolto volentieri e rapidamente - per qualcuno fin troppo in fretta - le "nuove democrazie" dell’Est per ancorarle saldamente al sistema occidentale. L’espansione prosegue anche oggi lentamente ma inesorabilmente, con gli strumenti sempre più sofisticati della diplomazia multilaterale che dalla dimensione europea si estende decisamente sulla scala globale.
L’evento di cui ricorre il ventennale, dunque, dovrebbe diventare la festa dell’Unione europea (accorpando ad esempio in Italia il vicino 4 novembre, già giornata della Vittoria e oggi dell’Unità nazionale e delle Forze armate, al 2 giugno) se non altro perché per la prima volta dopo millenni di guerre, invasioni e dominazioni, ha dimostrato che profonde trasformazioni geopolitiche, anche di portata rivoluzionaria, possono e debbono avvenire in pace. Senza vittime e senza vinti.

Maurizio Cerruti
Caporedattore esteri de Il Gazzettino

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