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Il copyright è ancora troppo legato al territorio

Data: 10/11/2010

In Europa si cerca di orientare la materia nell'ottica del mercato unico, ma resistono tre problemi: mancano l'armonizzazione degli sforzi e una base dati unica ed esistono imposizioni fiscali troppo differenti. Ne trae vantaggio l'industria dell'illegalità.

Emanuele Bruno


15 Ottobre 2010

Se un operatore oggi volesse mettere in piedi una piattaforma europea online per vendere musica o qualunque altro genere di contenuti protetti dal diritto d'autore si troverebbe di fronte a problemi insormontabili.

Il primo e più difficile da superare, il doversi confrontare con legislazioni sulla difesa del copyright che sono molto diverse una dall'altra nei vari paesi dell'Unione.

Non è un problema da poco in un momento in cui lo sforzo per rispettare gli obiettivi dell'Agenda Digitale enfatizza la necessità di armonizzare le regole che nei vari Paesi presiedono allo sviluppo delle reti superveloci di nuova generazione.

In una fase in cui in tutti gli stati avanza il processo che porterà a una coordinata trasformazione in senso digitale delle attuali frequenze televisive analogiche, con il conseguente liberarsi di spazio hertziano da destinare anche allo sviluppo di proposte di connettività che potrebbero avere anche logiche trasnazionali.

In questo contesto complessivo diventa più che mai essenziale verificare l'omogeneità dei principi che riguardano il copyright e che difendono la proprietà dei contenuti, merce e prodotto chiave del nuovo scenario che si sta cercando di far crescere se non si vuole comunque rimanere in una chiara situazione di svantaggio rispetto, ad esempio, a un mercato dei contenuti come quello statunitense.

Nelle società mature, a basso tasso di crescita demografica, i prodotti "live" dell'intrattenimento, ma anche gli archivi di contenuti di qualsivoglia natura, gli audiovisivi ma anche altre tipologie d'opere d'ingegno (libri, musica, software), finiscono per essere una risorsa strategica e riguardare un fronte dell'industria che non si può abbandonare all'incertezza dell'indeterminatezza normativa.

Se si vuole davvero fare crescere un mercato europeo dei contenuti, i diritti di autore vanno protetti in maniera armonica. Gli ideatori e creatori devono ricevere un compenso per la fruizione dei loro lavori da parte dei consumatori che deve essere più o meno equivalente.

Sono stati questi i temi al centro del workshop "Diritti di autore nel mercato unico", organizzato dal panel di consulenza scientifica del Parlamento (Stoa), nel quadro del vertice di quattro giorni sull'innovazione appena tenutosi a Bruxelles.

Sono stati identificati tre grandi problemi ancora da risolvere: la necessità di una più forte armonizzazione della legislazione dei 27 paesi membri dell'Unione europea; la possibilità di creare un database europeo in cui vengano definiti i proprietari dei diritti di autore; l'ingiustizia dell'imposizione di imposte diverse da paese a paese sui prodotti, come le stampanti, utilizzati per riprodurre le opere di ingegno.

«Oggi in Europa l'unico mercato comune è quello dei contenuti illegali», ha commentato provocatoriamente Irena Bednarich, portavoce di DigitalEurope.
Un'affermazione per niente esagerata se si pensa che soltanto nel Regno Unito circa 7 milioni di persone scaricano illegalmente.

Ebbene, ci sono ben otto direttive della Commissione che negli anni hanno tentato di armonizzare le leggi dei paesi membri sulla materia, ma finora è innegabile che il copyright sia ancora prevalentemente una faccenda territoriale.

Il workshop si è concluso con l'esortazione alla Commissione ad intraprendere nuove azioni, ma nessuna soluzione condivisa è pero emersa sul tema copyright, a sottolineare la difficoltà di trovare un accordo europeo sull'argomento.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,76_ART_919,00.html


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