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Ritardi di pagamento, direttiva approvata

Data: 11/11/2010

Entro due anni gli Stati membri dovranno adeguarsi alle nuove regole. Pagamenti entro 30 giorni o al massimo entro 60 in casi eccezionali da parte della Pa. Fra le imprese la linea sarà di 60 giorni. Le Pmi possono guardare al futuro con occhi diversi.

Maria Palladino


20 Ottobre 2010

Miglioramento del clima per gli investimenti, rafforzamento dell'innovazione e dell'occupazione.
A questo punta la Direttiva sui ritardi di pagamento nelle transizioni commerciali approvata oggi dal Parlamento europeo in via definitiva.

Il provvedimento «darà una migliore protezione ai creditori, nella maggior parte dei casi le Piccole e medie imprese - ha sottolineato il presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso - nel rispetto della libertà dei contratti».
Barroso, che si è congratulato con l'Aula per il lavoro svolto, ha sottolineato l'importanza di questo regolamento tanto atteso dalle Pmi, definite «il settore più importante della nostra economia».

In pratica il provvedimento stabilisce che le Pubbliche amministrazioni dovranno pagare i loro fornitori entro 30 giorni, o al massimo entro 60 solo in casi definiti "eccezionali".
Il limite di 60 giorni potrà invece essere applicato normalmente nel caso di forniture per il settore sanitario e quando sono interessate imprese controllate da capitale pubblico.
Trascorsi i termini previsti dalla direttiva, scatterà automaticamente l'obbligo di pagare interessi di mora dell'8%, maggiorati del tasso di riferimento della Bce.

La norma riguarda anche i pagamenti tra imprese private, che dovranno essere effettuati entro 60 giorni salvo diverse intese stipulate tra le parti.
Il provvedimento entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue, dopo di che gli Stati membri avranno due anni per attuare le nuove misure.

Per il Commissario europeo all'Industria Antonio Tajani la direttiva: «consentirà di dare alle imprese, specialmente quelle medie e piccole, nuova liquidità e di offrire loro una maggiore protezione contro gli abusi».

L'accordo, presentato al Parlamento come un "emendamento consolidato" alla relazione dell'eurodeputata tedesca Barbara Weiler, ha ricevuto l'appoggio di massima da tutti i gruppi politici ed è stato approvato a larghissima maggioranza con 612 voti a favore, 12 contrari e 21 astensioni.

I ritardi nei pagamenti, in particolare nei contratti conclusi tra la pubblica amministrazione e le imprese, hanno assunto in Italia dimensioni particolarmente preoccupanti: secondo il centro studi di Confindustria, i crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione ammontavano, alla fine del 2009, a circa 60 miliardi di euro.
Inoltre, a fronte di una media europea di 63 giorni, nel nostro Paese la media é di 186 giorni, con punte di 800 giorni, a livello regionale, nel settore della sanità.

«Le attività imprenditoriali sono fortemente ostacolate dai debiti o dai ritardati pagamenti, che spesso costituiscono la causa per il fallimento di imprese altrimenti redditizie» ha dichiarato Raffaele Baldassarre, Vice Presidente della Commissione giuridica del Pe e co-relatore del testo votato.

«Questa direttiva - ha aggiunto Baldassarre - costituisce una proficua misura anticiclica e un supporto alle aziende, soprattutto alle Pmi, stabilendo termini certi e sanzioni adeguate per favorire le potenzialità dei pagamenti della Pubblica amministrazione italiana, che registra ritardi assolutamente superiori rispetto al resto d'Europa, a danno del nostro sistema produttivo».

Per Debora Serracchiani «il voto del Parlamento europeo sulla lotta ai ritardi nei pagamenti può essere un'occasione buona per far cambiare rotta alla Pubblica amministrazione e rilanciare gli investimenti nel nostro Paese. L'Italia non è l'unico Paese in cui si paga in ritardo ma da noi i contraccolpi di questo stato di cose stanno avendo effetti drammatici in particolare sul sistema delle Pmi, che subiscono dilazioni di parecchi mesi da parte dei committenti pubblici. La recente forte denuncia lanciata dall'Ance (Associazione nazionale costruttori edili, ndr) è sintomatica di una situazione divenuta insopportabile e per quale si deve trovare uno sbocco, a pena di una stagnazione nella crisi».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_934,00.html


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