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Brevetto europeo, Berlinguer: trilinguismo sintesi migliore

Data: 10/01/2012

La linea Barnier consente anche alle imprese italiane di far valere la propria competenza: le traduzioni le pagherà la Commissione. Per avere la giurisdizione europea a Milano si tratta di ricucire una posizione indebolita da polemiche di retroguardia.

Dario Colombo


16 Dicembre 2011


Ricorda Luigi Berlinguer che da quasi trent'anni si cerca di fare il brevetto europeo.
L'obiettivo ragionevolmente raggiungibile è quello avere una disciplina europea, che abbia valenza su tutti i paesi. Ci hanno lavorato tutte le istituzioni europee e ora siamo al passo finale. Il voto del Parlamento europeo sul brevetto unificato si terrà a breve, nella plenaria di gennaio o di febbraio 2012.

Ma come si è arrivati al tanto dibattuto trilinguismo?
«La Germania - ha fatto notare Berlinguer - fa il 40% dei brevetti europei, l'Italia il 10% ed è già tanto, se ci confrontiamo alla Spagna. Si trattava di capire come brevettando nella propria lingua si riusciva ad andare in Europa».

Il confronto è stato lungo e faticoso, ma «ora ci siamo. Lo stratagemma adottato dal Commissario Barnier individua le lingue in cui si può brevettare per ricevere dalla Commissione un aiuto per tradurlo nelle altre lingue. Queste sono inglese, francese e tedesco. Italia e Spagna si sono sentite mortificate da questa scelta, non tanto per l'inclusione del francese, storica lingua europea, ma per il tedesco. Prima si pensava fosse sufficiente solo inglese».
Quindi, a livello europeo non c'è stata unanimità, ma il brevetto europeo così delineato passerà.

Cooperazione rafforzata
La Commissione è riuscita a convincere 25 stati su 27 ed applicando il principio della cooperazione rafforzata (prevista dai Trattati di Amsterdam e poi di Lisbona: una sorta di maggioranza qualificata) ad approvare l'idea. «Opponendosi al trilinguismo - ha detto Berlinguer - l'Italia si è messa fuori dalla trattativa, insieme alla Spagna. Abbiamo sbagliato la posizione, siamo rimasti nell'angolo. Al Parlamento europeo io e Baldassarre abbiamo deciso di appoggiare la linea Barnier. Nei fatti, la Commissione europea si occuperà dei costi di traduzione nelle altre lingue. Il che significa che noi italiani potremo ancora scrivere i nostri brevetti nella nostra lingua».

La Corte europea dei brevetti a Milano?
Oltre a quello linguistico, il tema del brevetto europeo è stato sviluppato su altri due assi: quello del merito in sé e della giurisdizione.
Una giurisdizione, fa notare Berlinguer, difficile attribuire: si voleva fare una corte mista, di giuristi e tecnici. Se ne farà una, quindi, non nel seno delle istituzioni europee, ma con una giurisdizione distinta.

Sta facendosi largo l'ipotesi di Milano come sede di questa entità, se ne fa promotore Matteo Salvini. «Ci adoperiamo - ha detto Berlinguer - perché Milano abbia la sede giurisdizionale, ma va tenuto presente il precedente governo italiano, opponendosi strenuamente al trilinguismo ha seguito una strada sbagliata. Vediamo di farcela».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_1825,00.html


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