English version

Gli ultimi richiami che ci ha fatto l’Europa

Data: 07/02/2012

Le richieste della Commissione europea al nostro Paese: semplificare fusioni e scissioni societarie, rispettare le norme sui rifiuti industriali, garantire la responsabilità ambientale e tutelare la salute degli animali.


27 Gennaio 2012


La Commissione europea è intervenuta per indurre l'Italia e altri quattro Stati membri (Cipro, Romania, Slovenia e Spagna) a rispettare l'obbligo di attuare norme semplificate in materia di fusioni e scissioni societarie.
Noi, come gli altri, non abbiano rispettato gli impegni assunti ai sensi della direttiva sugli obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni (direttiva 2009/109/Ue). Il termine ultimo per attuare le disposizioni era il 30 giugno 2011. Lo scopo della direttiva è di semplificare gli obblighi in materia di relazioni e di pubblicazione dei progetti di fusione e/o scissione.
Se la direttiva non è attuata integralmente in tutti gli Stati membri, le imprese non possono godere dei benefici derivanti dalla riduzione degli oneri amministrativi.
La richiesta della Commissione agli Stati membri è trasmessa sotto forma di parere motivato. Se le autorità nazionali non risponderanno in maniera soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia.


Industria estrattiva
La Commissione europea ha anche chiesto all'Italia di adeguare la legislazione nazionale alle norme europee in materia di rifiuti del settore estrattivo: ci ha trasmesso un parere motivato nel quale si richiede l'adempimento entro due mesi. In caso contrario, la Commissione può adire la Corte di giustizia dell'Unione europea.
La direttiva sui rifiuti delle industrie estrattive intende prevenire e ridurre gli effetti dei rifiuti di tali industrie sulla salute umana e sull'ambiente.
Stabilisce che una struttura di deposito dei rifiuti estrattivi debba avere un'autorizzazione operativa che prevede di un piano di gestione dei rifiuti.
Mentre molte disposizioni della direttiva sono state recepite correttamente nella legislazione nazionale, la Commissione ha individuato diverse carenze indicate in una lettera di costituzione in mora inviata all'Italia nel marzo 2011.
Le carenze individuate riguardano settori quali l'informazione al pubblico, il trattamento dei vuoti di miniera, la manutenzione successiva alla chiusura nonché lo scambio di informazioni con altri Stati membri in caso di incidente. L'Italia ha informato la Commissione che nell'estate 2011 sarebbe stato adottato un progetto di decreto volto a emendare la legislazione nazionale, ma la procedura di adozione è stata bloccata dal Parlamento italiano e non è stata corretta nessuna delle carenze individuate dalla Commissione.

Responsabilità ambientale
Sempre in materia ambientale la Commissione è preoccupata che l'Italia non abbia attuato correttamente la normativa Ue in materia di responsabilità ambientale, e sta per inviare un parere motivato complementare per chiedere all'Italia di adeguare in tal senso la propria legislazione.
Se l'Italia non risponderà entro due mesi, la Commissione potrebbe adire la Corte di giustizia europea. La direttiva sulla responsabilità ambientale stabilisce un quadro giuridico per questa materia in base al principio del chi inquina paga, con l'obiettivo di prevenire e di riparare i danni ambientali.
Le persone fisiche e giuridiche che esercitano le attività elencate nella direttiva, o effettuano i controlli, sono oggettivamente responsabili dei danni che causano all'ambiente con la loro attività.
Tali danni comprendono i danni ai corpi idrici, alle specie e agli habitat naturali protetti, e al terreno.
A detta della Commissione nella normativa italiana mancano disposizioni che obblighino gli operatori in numerose attività a riparare un danno ambientale che hanno causato pur essendo esenti da colpa.

Galline ovaiole
Per finire, con lettera di costituzione in mora in cui ci chiede informazioni (e lo fa anche com Belgio, Bulgaria, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Romania) a intervenire per ovviare alle carenze nell'attuazione della legislazione Ue relativa al benessere degli animali, e in particolare a far rispettare il divieto delle gabbie non modificate per le galline ovaiole, che si applica a decorrere dal 1° gennaio 2012, come stabilito nella direttiva 1999/74/Ce.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_1869,00.html


Pagina precedente