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Divario retributivo tra generi da colmare anche con sanzioni

Data: 29/05/2012

Il Parlamento europeo interviene per forzare l'uguaglianza retributiva. Italia fra i paesi con le minori disparità.


24 Maggio 2012


Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di modificare la legislazione comunitaria esistente per colmare il divario retributivo tra i generi, contemplando anche sanzioni più severe per i datori di lavoro.

Nel testo della procedura legislativa ex articolo 225 del Trattato europeo (Tfue), adottato a maggioranza qualificata, i deputati esortano la Commissione a proporre nuove misure per ridurre il divario retributivo tra i sessi in tutte le politiche Ue e nei programmi nazionali.

Secondo dati Eurostat il divario più ampio si riscontra in Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania e Slovacchia, mentre quello più ridotto in Belgio, Italia, Malta e Slovenia.

Considerando l'attuale assenza di progressi, i deputati chiedono alla Commissione europea e agli Stati membri di rafforzare la legislazione esistente, dotandola di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive nei confronti dei datori di lavoro.

Queste dovranno includere multe, sanzioni amministrative pecuniarie e l'esclusione dal beneficio di prestazioni e sovvenzioni pubbliche.

Una direttiva Ue sulle pari opportunità e la parità di trattamento fra uomini e donne, entrata in vigore nel 2008, prevede già l'introduzione di una serie di sanzioni dissuasive. Ma si rileva che tali misure non sono risultate efficaci sia perché le legislazioni nazionali non sono state modificate di conseguenza, sia per la mancata applicazione delle sanzioni stesse nei confronti dei datori di lavoro.

Il testo sottolinea che nell'Unione europea, le donne guadagnano in media il 16,4% in meno degli uomini. Nonostante le azioni intraprese per ridurre il divario retributivo, i progressi sono estremamente lenti, e in alcuni Stati membri il divario è addirittura aumentato.

Le cause individuate sono complesse e correlate: discriminazione, mercati del lavoro caratterizzati da una forte segregazione occupazionale, sottovalutazione del lavoro delle donne, tradizioni e stereotipi, tra i quali la scelta dei percorsi formativi.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2024,00.html


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