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Quote CO2 all'impianto fantasma: indagine in sede europea

Data: 29/05/2012

Un'interrogazione di tre nostri eurodeputati segnala una presunta truffa ai danni dello Stato: l'impianto della Cemin di Portovesme era fermo ma intascava soldi pubblici per i diritti di emissione.

L.Re - energia24.com


16 Maggio 2012


Sono quote gratuite, pagate dallo Stato, quelle assegnate alla Cemin di Portovesme (Cagliari), che anziché produrre calce avrebbe intascato milioni di euro lucrando sui diritti di emissione di CO2.
Peccato che gli impianti erano fermi e i soldi pubblici non sarebbero dovuti arrivare.
A spiegare l'ennesimo spreco all'italiana sono tre eurodeputati italiani: Giommaria Uggias, Niccolò Rinaldi e Andrea Zanoni.

Una loro recente interrogazione alla Commissione europea ha messo in luce una presunta truffa, orchestrata sulla normativa ambientale comunitaria.
Oltre al danno la beffa, visto che Bruxelles ha risposto che dal 2013 ci sarà maggiore vigilanza ma che la Commissione non può intervenire su quanto accaduto finora.

Come funziona lo schema Eu-Ets
Per capire il supposto imbroglio bisogna riprendere le fila del sistema Eu-Ets (Emissions trading scheme). Ogni Stato membro deve stilare un piano pluriennale per assegnare un certo numero di quote di emissione agli impianti industriali più inquinanti; ciascuna quota corrisponde a cento tonnellate di CO2 e diventa una moneta di scambio sul mercato.

Difatti, se uno stabilimento produce meno CO2 di quella prevista (perché ha investito in macchinari più efficienti che consumano meno energia, per esempio), può rivendere i suoi diritti di emissione alle industrie più inquinanti.

Le possibili truffe spuntano nell'assegnazione gratuita delle quote, che per tutto il 2012 continuerà a regolare la parte prevalente del sistema. L'assegnazione gratuita, lo ricordiamo, si traduce in contributi pubblici di valore pari ai diritti di emissione rilasciati a ciascun impianto.

In Italia, è il Comitato nazionale di gestione e attuazione della direttiva 2003/87/CE a certificare le emissioni nei vari settori regolati dall'Eu-Ets e la conseguente distribuzione delle quote. Ebbene, come si legge nell'interrogazione dei tre eurodeputati, questo Comitato ha certificato che tra settembre e dicembre 2007 la Cemin di Portovesme ha emesso appena un migliaio di tonnellate di CO2, con un tasso di utilizzo del forno da calce del 7% contro una media del comparto ben più elevata (82%).

Eppure, quello stesso Comitato, con una delibera del 28 ottobre 2010, ha assegnato quote alla Cemin per poco più di 43.000 tonnellate di CO2 l'anno per il 2008 e 2009, determinandone la stessa quantità per il 2010, 2011 e 2012, «previa conferma che negli anni in questione l´impianto non si trovi in stato di fermo».

Invece, come evidenzia l'interrogazione riportando i dati del Registro europeo delle emissioni di CO2, la Cemin è addirittura scesa da un migliaio di tonnellate a 170-250: in altre parole, l'impianto poteva funzionare al massimo per due o tre giorni l'anno.

«Se un impianto si trova in uno stato di chiusura totale, poiché ha sospeso la produzione o addirittura, come in questo caso, non l'ha mai avviata - riporta il testo dell'interrogazione, citando il decreto legislativo 216/2006 - non ha diritto ad avere le quote di CO2 e dovrebbe essergli ritirata l'autorizzazione a emettere CO2 nell'atmosfera».

Il risultato è che alla Cemin sono andate in totale 215.000 tonnellate di quote gratuite di CO2 per il periodo 2008-2012, equivalenti a tre milioni di euro di contributi pubblici, a fronte però di una produzione industriale inesistente o quasi.
Pochi giorni fa è arrivata la risposta del Commissario all'Ambiente, Connie Hedegaard, che ha ricordato che «l'assegnazione delle quote di emissioni, fino al 2012 compreso, è di responsabilità dello Stato membro nel quale è ubicato l'impianto permanente».
Quindi, prosegue il commissario, «la Commissione non può intervenire per impedirla. Con le nuove norme armonizzate in materia di assegnazione che si applicheranno dal 2013 […] gli impianti che hanno una produzione bassa o trascurabile non riceveranno alcuna assegnazione oppure riceveranno un'assegnazione notevolmente ridotta».

A questo punto, ha commentato Niccolò Rinaldi, «ci aspettiamo che l'attuale governo, che si fa grande promotore delle operazioni di accertamento e riscossioni, faccia luce su questa indebita attribuzione e truffa nel caso Cemin».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,75_ART_2009,00.html


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