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Acta: anche la Commissione Commercio internazionale dice no

Data: 26/06/2012

Arriva il quinto atteso invito da parte delle Commissioni del Parlamento europeo al rigetto di Acta. Toccherà alla plenaria di Strasburgo sancire definitivamente la bocciatura del controverso accordo.

Dario Colombo


21 Giugno 2012


Con 19 voti a 12 (nessun astenuto) anche la Commissione Commercio internazionale (Inta) del Parlamento europeo si è espressa per la bocciatura (in termini di una non ratifica) di Acta, l'accordo anticontraffazione sottoscritto dall'Ue a Tokyo a inizio anno.

Il voto della Commissione Inta, data la materia in oggetto, era il più atteso.
Arriva per quinto, dopo le espressioni contrarie delle Commissioni Giuridica (Juri), Industria, ricerca ed energia (Itre), Libertà civili (Libe) e Sviluppo (Deve).

A inizio settimana la Commissione Petizioni (Peti), presieduta da Erminia Mazzoni, aveva deciso di mantenere ancora aperti i cinque ricorsi ad Acta ricevuti (di cui uno firmato da 2,8 milioni di persone) proprio per dare ai cittadini sempre il modo di esprimersi sul tema, lasciando di fatto campo libero alla Commissione Inta e al voto dell'Aula.

Tutte le discussioni, insomma, sono compiute e la parola definitiva sulla sorte dell'accordo spetta al Parlamento europeo riunito in plenaria a luglio.

Se l'Aula di Strasburgo darà ascolto e confermerà le indicazioni avute da tutte le Commissioni che si sono espresse rigettando l'accordo, sarà, ha sottolineato subito dopo il voto odierno l'eurodeputato italiano Niccolò Rinaldi, la prima volta che il Parlamento europeo rigetta un grande accordo internazionale.
E la conferma che l'istituzione democratica, qual è il Parlamento, ascolta l'opinione pubblica.

Se si vuole, la fondamentale lezione della vicenda Acta è quella dell'ascolto, che gli europarlamentari devono alle espressioni della cittadinanza.
Dello stesso parere era stato qualche giorno addietro con Europarlamento24 Antonio Panzeri: «sulla posizione che il Parlamento sta tenendo su Acta ha fermamente agito la volontà popolare».

Prima del voto della Commissione Inta c'era stata un'audizione con il Commissario europeo al Commercio, Karel De Gught, che aveva ancora perorato la causa dell'accordo ribadendo che non c'era "nulla da temere per l'Europa e i suoi cittadini da una sua ratifica".
De Gucht ha ribadito che essendo in corso un procedimento di valutazione presso la Corte di Giustizia europea, la Commissione europea non modificherebbe la procedura, attendendone comunque il giudizio, nel caso l'espressione di rigetto del Parlamento arrivasse prima.

A tal proposito Cristiana Muscardini, vice presidente della commissione Commercio Internazionale, esprime in una nota il disappunto per non aver saputo attendere il parere della Corte. Acta, dice, ha «pregi e difetti, ma il giudizio del Parlamento europeo, per essere sereno e obiettivo, non dovrebbe tenere conto soltanto delle pressioni di alcune lobby dei sistemi informatici e delle vendite tramite internet». Per Muscardini questi sistemi di vendita hanno «incentivato e coperto la contraffazione o consentito di utilizzare prodotti vietati in alcuni paesi».
«Il giudizio della Corte - sostiene - avrebbe consentito un voto più consapevole e sereno».

De Gught, pertaltro, si attende un giudizio di conformità ai Trattati europei. Il passo successivo, dunque, sarà proporre alcune revisioni all'accordo, in primis riguardanti la materia più controversa: il digitale.
Fatti gli adeguamenti, la Commissione ripresenterebbe nuovamente al Parlamento europeo il trattato. Forse in questa legislatura, ma è possibile anche nella prossima (che inizia alla metà del 2014): lo deciderà il Parlamento stesso.
Tempi lunghi, dunque, per un secondo trattato.
Comunque vada un vincitore pare esserci: la partecipazione democratica.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,73_ART_2066,00.html


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