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Rinnovabili: l'Europa rialza la voce

Data: 11/07/2012

Cipro, Irlanda, Malta e Slovenia rischiano il deferimento alla Corte di Giustizia per il mancato adeguamento delle normative. L'Italia, invece, è di nuovo sotto accusa per le acque reflue
energia24.com

29 Giugno 2012


L'Unione Europea non allenta la presa in materia di energie pulite: Bruxelles ha inviato la scorsa settimana un vero e proprio ultimatum ai governi di Cipro, Irlanda, Malta e Slovenia per non aver ancora adeguato la propria legislazione nazionale alle regole Ue relative alle fonti rinnovabili. L'obiettivo di arrivare a coprire il 20% dei consumi energetici dell'Ue entro il 2020 con energie non fossili si basa sull'impegno degli Stati membri di rispettare in pieno i requisiti della normativa comunitaria.

La direttiva prevede che ogni Paese Ue debba raggiungere singoli target nei consumi di energia rinnovabile e, a questo scopo, dispone che gli Stati membri adottino regole precise per tutti i settori interessati (dall'accesso alla rete per l'elettricità da rinnovabili all'inclusione di requisiti per i biocarburanti nei trasporti, ecc.).

In particolare, la direttiva avrebbe dovuto essere recepita da tutta la Ue a 27 entro il 5 dicembre 2010; il timore della Commissione è che i ritardi dei singoli Paesi potrebbero mettere in pericolo il raggiungimento complessivo dell'obiettivo del 2020.

In effetti ben tre dei quattro Stati finiti sotto accusa, secondo una recente rilevazione Eurostat relativa al 2010, appaiono lontanissimi dal raggiungere i propri obiettivi. L'Irlanda, ad esempio, nel 2010 era ancora ferma a un 5,5% di domanda energetica coperta da energie verdi, una percentuale molto distante dal target del 16% fissato dall'Ue.

Similmente Cipro era soltanto al 4,8%, con un obiettivo comunitario del 13%. Quasi improbo, invece, il compito che attende nel prossimo decennio Malta, dove le rinnovabili assicurano appena lo 0,4% del fabbisogno, contro un obiettivo al 2020 del 10%.
La Slovenia, invece, nonostante i suoi ritardi legislativi, appare molto vicina al traguardo: nel 2010 la sua percentuale di consumi “rinnovabili” era del 19,8%, a fronte di un target al 25%.

Vista la situazione, la Commissione europea ha perciò deciso di inviare un 'parere motivato' a Cipro, Irlanda, Malta e Slovenia, che avranno due mesi di tempo per adeguarsi alle regole Ue sulle rinnovabili.
Se questo non dovesse avvenire, la Commissione europea potrebbe deferire i quattro Paesi alla Corte europea di Giustizia.

Italia, problema acque reflue
Questa sorte, invece, è toccata nei giorni scorsi all'Italia per non aver garantito che le acque reflue provenienti da agglomerati con più di 10.000 abitanti siano adeguatamente trattate prima di essere scaricate in aree sensibili.
Secondo quanto previsto dalla normativa Ue in materia di trattamento delle acque reflue urbane, gli agglomerati con oltre 10.000 abitanti dovevano dotarsi di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue entro il 1998.

Già nel 2011 la Commissione aveva inviato un parere motivato al Governo di Roma, poiché oltre 143 città in tutto la Penisola non erano ancora collegate a un idoneo sistema fognario e/o non disponevano di impianti di trattamento secondario con capacità sufficiente. Anche se sono stati compiuti progressi considerevoli, a 14 anni dalla scadenza del termine iniziale almeno 50 agglomerati presentano ancora lacune e sono lontani dagli standard ambientali previsti.

Pertanto la Commissione Ue ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea. Si tratta del secondo procedimento dinanzi alla Corte nei confronti del nostro Paese per il trattamento delle acque reflue urbane, dopo il ricorso del maggio 2010 relativo alle città oltre i 15.000 abitanti.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,75_ART_2079,00.html


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