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Industria solare europea al braccio di ferro con la Cina

Data: 31/07/2012

Venti aziende europee accusano di dumping l'industria asiatica. Risponde la multinazionale cinese Suntech, che nega e paventa danni per l'intero settore.

energia24.com


27 Luglio 2012


Dopo le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, è arrivata la conferma: anche l'industria del solare europeo è scesa in campo nella guerra del fotovoltaico.

Una ventina di aziende europee capaggiate da SolarWorld e unitesi nell'iniziativa Eu ProSun (che rappresenta la maggioranza della produzione industriale solare dell'Unione Europea, sostenuta anche in Italia da Comitato Ifi, Industrie Fotovoltaiche Italiane), hanno chiesto alla Commissione europea di indagare sul presunto dumping cinese nella produzione di pannelli.

Milan Nitzschke, Presidente di Eu ProSun, ha commentato: «Crediamo fortemente nel futuro solare dell'Europa. Perciò, questa settimana abbiamo richiesto ufficialmente che la Commissione Europea investighi sulle pratiche sleali della concorrenza da parte di produttori di energia solare cinesi. Le compagnie cinesi hanno conquistato più dell'80% del mercato dell'Unione Europea per prodotti solari partendo virtualmente da zero pochi anni fa. I produttori dell'Unione Europea possiedono le migliori tecnologie solari del mondo ma vengono battuti nel proprio mercato per via dell'esportazione sottocosto illegale dei prodotti solari cinesi sotto il loro costo di produzione».

L'accusa è nota: il low cost praticato dalle aziende asiatiche, che ha consentito a queste compagnie di dominare il mercato, sarebbero resi possibili da massicce iniezioni di contributi concessi dal Governo di Pechino, in violazione delle norme del Wto.

In effetti nel 2011 la Ue è stata la destinataria di quasi il 60% delle esportazioni cinesi di prodotti solari, per un valore di 35,8 miliardi di dollari. SolarWorld ha già guidato una simile iniziativa negli Stati Uniti, che lo scorso maggio hanno imposto dazi fino al 31% ai pannelli solari importati dalla Cina.

Il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha stimato che il governo cinese ha procurato ai suoi produttori solari più di 25 miliardi di euro in sovvenzioni, inclusi prestiti a basso interesse, terra gratis ed energia sovvenzionata.

La reazione del maggior produttore cinese di pannelli, Suntech, non si è fatta attendere. «Suntech - ha commentato Jerry Stokes, presidente di Suntech Europe - rigetta le accuse di SolarWorld secondo le quali avrebbe ricevuto sussidi illegali e starebbe facendo azione di dumping su prodotti fotovoltaici in Europa e collaborerà senza riserve allo svolgimento di eventuali indagini. Come leader di mercato, con una presenza globale e con clienti in 80 paesi, Suntech continuerà a dimostrare la sua piena adesione alla corrette pratiche del commercio internazionale. Nella sua qualità di società quotata presso il mercato azionario di New York, siamo del tutto trasparenti sui costi di produzione e i costi del capitale. La crescita di Suntech è dovuta alla propria efficienza nel processo produttivo e agli investimenti a lungo termine nel settore Ricerca e Sviluppo, finalizzati alla creazione di prodotti fotovoltaici a elevata efficienza. Ci auguriamo che la Commissione Europea riconosca che qualsiasi misura protezionistica danneggerebbe l'intera industria del solare europea e che un'avventata guerra commerciale minerebbe anni di progressi».

Secondo la multinazionale cinese, la catena produttiva globale dei pannelli fotovoltaici è complessa e interconnessa, tanto che la maggior parte degli impianti installati in Europa è realizzata con componenti e servizi prodotti in tutto il mondo.
«Nel 2010 e nel 2011 abbiamo acquistato apparecchiature e materie prime da fornitori europei per un valore di circa 600 milioni di euro. Temiamo che eventuali misure a vantaggio dei produttori europei di celle e moduli danneggerebbero tutte le altre fasi della catena di valore. Suntech, insieme alla gran parte delle aziende fotovoltaiche europee e mondiali, si presenta unita nella difesa del libero commercio e mira a scongiurare una guerra commerciale», ha concluso Stokes.

La Commissione europea avrà ora 45 giorni di tempo per decidere se aprire o meno un'indagine. Ma anche in Europa non tutti plaudono all'iniziativa di Eu ProSun.
L'Alleanza per un'energia solare accessibile (Afase, un gruppo oltre 70 aziende attive in Europa nel settore del fotovoltaico) ritiene difatti che l'introduzione di tariffe punitive contro i pannelli solari cinesi venduti in Europa potrebbe seriamente danneggiare le prospettive del fotovoltaico nel Vecchio Continente e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro lungo l'intera filiera. «Eventuali tariffe punitive - dice Afase - sarebbero controproducenti per l'intera industria del solare».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,75_ART_2114,00.html


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