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Solare: al via le indagini sul dumping cinese

Data: 18/09/2012

Decisione provvisoria attesa per giugno 2013. La Cina si rammarica. Speroni esulta. Morganti: ora indagare anche su tessile e calzature.
L'Europa potrebbe presto imboccare la via del protezionismo nel settore solare: dopo un mese e mezzo di riflessione, la Commissione europea ha annunciato l'avvio di un'inchiesta antidumping contro i produttori cinesi di pannelli fotovoltaici. La procedura era stata richiesta da Eu ProSun, l'associazione dell'industria solare fotovoltaica europea, che sostanzialmente accusa i concorrenti cinesi di dominare il mercato comunitario grazie a massicce iniezioni di sussidi pubblici, in aperta violazione delle norme del Wto.

«La Commissione europea ha avviato un'inchiesta antidumping relativa alle importazioni di pannelli solari cinesi e delle loro principali componenti - spiega l'esecutivo Ue in un comunicato -. La denuncia ha mostrato sufficienti elementi di un possibile 'dumping' dei prezzi da parte degli esportatori cinesi verso il mercato europeo, con danni per l'industria fotovoltaica europea. Di conseguenza, la Commissione ha deciso che vi sono elementi sufficienti per aprire un'inchiesta in merito»; secondo Bruxelles, il caso del solare rappresenta la più importante denuncia mai ricevuta in materia di dumping.

I tempi per l'indagine sono chiari: nei prossimi mesi la Commissione consulterà le parti interessate e, sulla base delle informazioni raccolte, stabilirà se l'industria fotovoltaica europea abbia o meno subito dumping da parte della concorrenza asiatica.

Bruxelles, entro 9 mesi dall'inizio dell'inchiesta (giugno 2013), renderà note le proprie conclusioni e potrebbe decidere già a questo punto se imporre dazi antidumping provvisori (normalmente per un periodo di sei mesi), continuare l'inchiesta o chiuderla definitivamente.

Prima di decidere l'istituzione di eventuali misure, la Commissione esaminerà nel complesso il rapporto costi-benefici per l'Unione europea: su questa base, potrà proporre, entro il 5 dicembre 2013, la chiusura del caso oppure imporre misure antidumping definitive per una durata di cinque anni.

Il via libera all'indagine, arrivato nonostante l'invito del cancelliero tedesco, Angela Merkel, a trovare un'intesa con la Cina (si veda a proposito questo articolo), ha scatenato una serie di prese di posizione: prima tra tutte quella di Pechino, che ha espresso 'profondo rammarico'.
«La Commissione europea ha deciso di lanciare l'inchiesta antidumping nonostante i ripetuti appelli della Cina di risolvere le divergenze sui prodotti fotovoltaici con il dialogo e la cooperazione. La Cina è profondamente rammaricata», ha commentato il ministero cinese del Commercio in una nota.

Il business dei produttori cinesi, già colpiti dalle misure protezionistiche introdotte negli Usa, potrebbe essere infatti fortemente penalizzato: «L'industria del solare si basa su una catena del valore globale e complessa, e sarebbe quindi influenzata in maniera sostanziale e negativa dalle misure protezionistiche. Non ci sarebbero vincitori ma piuttosto danni incommensurabili e la perdita del nostro obiettivo fondamentale di rendere il solare una fonte di energia vantaggiosa e accessibile tutti. In aggiunta, tali azioni farebbero ritardare in modo significativo la nascita di un mercato sostenibile dell'energia solare senza il sostegno pubblico», ha dichiarato Darren Thompson, managing director, Yingli Green Energy Europe GmbH.

Di tutt'altro avviso, ovviamente, l'industria del solare europea, in questi ultimi anni in forte difficoltà a causa della concorrenza asiatica: «La Commissione europea ha compiuto oggi un grande passo verso la salvaguardia del settore delle tecnologie sostenibili e di una base produttiva più ampia in Europa. Le compagnie cinesi stanno esportando prodotti solari sottocosto in Europa, con un margine di dumping compreso tra il 60% e l'80% che le porta a registrare perdite importanti pur senza finire in bancarotta perché finanziate dallo Stato. Queste pratiche sleali di concorrenza hanno condotto più di 20 importanti produttori europei di energia solare al fallimento nel corso del 2012. Se la Cina è in grado di portare alla scomparsa l'industria fotovoltaica europea, dove la manodopera incide per circa il 10% dei costi di produzione, allora è ipotizzabile pensare che quasi tutti i settori manifatturieri europei siano a rischio», ha commentato testoMilan Nitzschke, presidente di Eu ProSun. Soddisfazione è stata espressa anche dal Comitato Ifi (Industrie Fotovoltaiche Italiane), l'associazione che raccoglie oltre l'80% dei produttori italiani di celle e moduli fotovoltaici.

Non tutti gli operatori del solare del Vecchio Continente plaudono però alla decisione della Commissione Ue: fortemente critica è l'Alleanza per un'energia solare accessibile (Afase), che rappresenta fornitori di materie prime, produttori di attrezzature, sviluppatori di progetto, ins

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,75_ART_2138,00.html


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