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Serve un'azione politica per le Pmi europee

Data: 16/10/2012

La Settimana europea delle Pmi si apre con una fotografia dello stato dell'arte che incita l'attività dirigistica. Vanno bene le aziende che hanno già puntato sul contenuto tecnologico.
Il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha inaugurato a Roma la Settimana europea delle Pmi e del Mercato unico insieme alla Vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli e al ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi.

Le manifestazioni a contorno della Settimana delle Pmi, è chiaro, dovranno alimentare la fiducia nella capacità dell'Europa di sostenere il loro sviluppo.
Ma c'è anche da registrare che, sinora, a livello Ue gli sforzi compiuti dalle Pmi per uscire dalla crisi hanno portato solamente a una crescita senza la creazione di nuovi posti di lavoro.
Emerge dalla relazione 2012 sulla loro attività curata dalla Commissione europea e presentata a Bruxelles.
I dati europei
Le Pmi rappresentano più del 98% di tutte le imprese (20,7 milioni di imprese, circa) con oltre 87 milioni di dipendenti. Il 92,2% di loro è fatto da microimprese con meno di 10 dipendenti. Rappresentano il 67% dell'occupazione totale e il 58% del valore aggiunto lordo (Val).

Le tendenze negli Stati membri divergono e mancano segnali positivi sul fronte dell'occupazione. In questa situazione, per la Commissione, l'equilibrio può essere rovesciato da un'incisiva azione politica che affronti i fattori di crescita delle Pmi.
In Austria e Germania, per esempio, le Pmi ottengono risultati particolarmente buoni: superano i livelli 2008 precedenti la crisi sia in termini di Val che di occupazione.

Dalla relazione emerge che le economie in crescita, che aumentano o almeno stabilizzano la domanda, aiutano le Pmi a mantenere, se non ad aumentare, la loro attività; la crescita del valore aggiunto reale deriva dalla crescita reale dell'occupazione e dalla crescita reale della produttività (ma predomina il primo fattore); costituisce un fattore ausiliario l'impegno di un'economia nell'industria manifatturiera a media e alta tecnologia e in servizi ad alta intensità di conoscenze; la riduzione dell'occupazione nelle Pmi degli Stati membri aventi le caratteristiche suddette è stata inoltre inferiore a quella di altri Stati.

Bene le Pmi tecnologiche
Le imprese appartenenti ai cosiddetti settori della produzione ad alta tecnologia e dei servizi ad alta intensità di conoscenze dànno risultati particolarmente buoni in termini di produttività e di occupazione.
Nell'Ue esistono circa 46mila Pmi circa nel settore della produzione ad alta tecnologia e oltre 4,3 milioni nei servizi a elevata intensità di conoscenze. Si tratta di Pmi del settore farmaceutico, elettronico o dei servizi giuridici e di contabilità, di R&S scientifici e le industrie creative.
Insieme rappresentano oltre un quinto (21,1%) di tutte le PmiI dell'Ue.
La relazione sostiene che la creazione di un numero maggiore di tali imprese dovrebbe essere parte integrante della strategia per la crescita e suggerisce una serie di misure appropriate.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2177,00.html


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