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Accesso al credito e formazione per rilanciare l’industria Ue

Data: 16/10/2012

Servono anche a facilitare l'accesso ai mercati. Lo ha sostenuto Tajani, che ha posto come obiettivo per il manifatturiero il raggiungimento del 20% del Pil entro il 2020.
Nell'ultimo decennio molti Paesi Ue hanno continuato a perdere parti essenziali della loro base industriale. Dall'oltre 20% del Pil del manifatturiero di fine degli anni '90 si è scivolati al 15,6% attuale.
E l'inversione di marcia si potrebbe avere solo raggiungendo di nuovo 20% del Pil entro il 2020.
A tal fine, la Commissione europea propone alcune azioni prioritarie per invertire il processo di de-industrializzazione e stimolare gli investimenti in nuove tecnologie, a migliorare il contesto delle imprese, l'accesso ai mercati e al credito (soprattutto per le Pmi) nonché garantire che le competenze siano adeguate alle necessità dell'industria.

I quattro pilastri di Tajani
«Questo obiettivo è frutto di una strategia complessa, che mira a dare un quadro giuridico e certezza politica a potenziali investitori europei ed extra europei» ha detto Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea in un intervento al convegno "L'industria al centro del piano di crescita europeo" tenutosi a Milano.
La nuova strategia si basa su quattro pilastri: credito, accesso ai mercati, formazione e più investimenti per l'innovazione industriale.
«Indirizzare tali investimenti verso alcuni settori chiave ci permetterà di vincere la sfida a livello globale sul piano della qualità», ha sostenuto Tajani.

I settori dove l'Europa ha già le carte in regola per vincere la sfida sono le tecnologie produttive avanzate destinate a una produzione pulita, le tecnologie abilitanti fondamentali, i mercati dei prodotti biologici, le politiche industriali sostenibili, costruzioni e materie prime, veicoli (terrestri e marittimi) puliti e reti intelligenti.
«Le nostre tecnologie chiave sono le più forti - ha proseguito Tajani - e anche in Italia hanno una presenza non secondaria. Hanno un'elevata qualità e hanno ottenuto grandi risultati grazie al lavoro della ricerca europea. Ma purtroppo a trarre i maggiori benefici di questa ricerca sono stati il Giappone e la Cina perché sono stati capaci di portare i predetti risultati all'interno della loro industria».

Reindustrializzazione di qualità
Per agevolare lo sviluppo e migliorare le condizioni di mercato, la strategia europea di reindustrializzazione prevede di migliorare il funzionamento del mercato interno e di avere una maggiore apertura ai quelli internazionali.
In questo senso la Commissione si concentrerà su alcuni aspetti per rendere attuabili i miglioramenti in tempi brevi: migliorare il mercato interno dei beni, rafforzare l'imprenditorialità nei confronti del mercato unico digitale (che dovrebbe aumentare del 10% l'anno fino al 2016), proteggere i diritti di proprietà intellettuale e promuovere un'ulteriore internazionalizzazione delle Pmi europee nel mondo, fino a raggiungere a medio termine il 25% (partendo dal 13% attuale).
Sul fronte degli investimenti, si punta invece a migliorare il prestito all'economia reale mobilizzando e finalizzando meglio le risorse pubbliche, i finanziamenti della Bei (che destinerà 10 miliardi aggiuntivi per i prestiti alle Pmi), i fondi strutturali e quelli privati, eliminando gli ostacoli che ancora si frappongono ai fondi di capitale e agevolando le operazioni transfrontaliere per le Pmi.

Investimenti privati: i soldi ci sono
«La strategia - ha spiegato Tajani - è di avere un sistema bancario che possa funzionare meglio. Intendiamo coinvolgere anche il capitale privato. I soldi ci sono ma si ha paura a investirli e quindi occorre dare certezza giuridica e politica». Per adattare la manodopera alle trasformazioni industriali, migliorando in particolare la capacità di anticipare esigenze e squilibri nelle competenze, la Commissione mira soprattutto a promuovere ulteriormente la collaborazione tra datori di lavoro, lavoratori e autorità competenti istituendo a livello europeo i consigli per competenze settoriali e le alleanze tra conoscenze e competenze settoriali.

In conformità alle aspirazioni della Commissione riguardo ai mercati che dovrebbero organizzarsi attorno all'iniziativa Agenda digitale, il numero di piccole e medie imprese impegnate nel commercio elettronico dovrebbe aumentare fino a raggiungere il 33% nel 2015.
Obiettivo a medio termine è anche quello di avere più Pmi che operano sia sul mercato esterno alla Ue che su quello interno.

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2175,00.html


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