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Come salvare il settore siderurgico europeo

Data: 27/11/2012

A Strasburgo si sono affrontati i casi Ilva, Thyssenkrupp e Lucchini. Toia: mantenere una produzione di base per il mercato interno. Per Rossi il problema sono le imposizioni squilibrate rispetto a quelle dei mercati terzi e invoca dazi in entrata.


21 Novembre 2012


L’Ilva a Taranto, la Thyssenkrupp a Terni, la Lucchini a Piombino, sono alcuni esempi nazionali della crisi del settore siderurgico europeo.
I problemi delle industrie nazionali si inseriscono in un contesto di produzione siderurgica in affanno che riguarda anche altri paesi Ue, con ripercussioni evidenti sull'occupazione e se ne è parlato al Parlamento europeo, al cospetto del Commissario per l’Industria Antonio Tajani.

Il problema delocalizzazione
Patrizia Toia
ha ricordato in Aula come ormai i maggiori gruppi siderurgici si orientino sempre più verso i mercato orientali o americani, pertanto per uscire dalla crisi è necessario che un sistema manifatturiero come il nostro mantenga solide produzioni di base in grado di fornire il mercato interno.
«Questa è l'occasione del rilancio, uscendo dalla sbagliata e fuorviante contrapposizione tra sostenitori dei lavoratori e sostenitori dell'ambiente - ha detto Toia - abbiamo bisogno di un'industria che veda la siderurgia come parte integrante di un sistema produttivo avanzato e di concrete ed equilibrate soluzioni per salvaguardare le esigenze della produzione e dell'occupazione con la tutela della salute e dell'ambiente».

Per Toia, quindi, «serve una forte progettualità europea che punti alla sostenibilità come al vero valore aggiunto con cui volgiamo competere sostenendo gli investimenti in nuove tecnologie e nuovi processi per riqualificare gli impianti e contribuire ad una economia europea efficace nell'uso delle risorse e dell'energia, salvaguardando la produzione europea dalla concorrenza sleale e rafforzando la qualità dell'occupazione e la sua stabilità».

Cavilli europei e concorrenza sleale asiatica
Oreste Rossi
ha sottolineato come fosse l’ora che «quest'aula discutesse una problematica che interessa da vicino centinaia di migliaia di lavoratori che, per colpa di scelte avventate che spingono l'Ue ad effettuare una lotta ai cambiamenti climatici in modo unilaterale ed eccessivo, sono a rischio disoccupazione».

Per Rossi «le imprese europee, che già lavorano in condizioni di difficoltà legate alla concorrenza sleale dei paesi terzi devono sottostare a continue imposizioni e tasse che le obbligano a chiudere o a trasferirsi».

L'errore delle quote Ets
Rossi ha spiegato che «le acciaierie, essendo grandi industrie energivore, si trovano ad essere ancor più danneggiate dalla scelta della Commissione europea di ritirare parte delle quote Ets gratuite, già distribuite, e dalla volontà di fissare un prezzo minimo per le future aste».

Per l'eurodeputato, che ha già presentato il problema in Commissione Ambiente del Parlamento europeo, «le prime vittime saranno proprio quelle acciaierie che hanno perso nel 2011 il 10% di mercato e che nel 2012 si prevede possano perdere un ulteriore 12%».

«Se vogliamo salvare le nostre industrie dalla concorrenza sleale dei paesi asiatici - ha concluso Rossi - l'unica soluzione è imporre dazi sui prodotti in entrata, proporzionati alla differenza del costo di produzione dell'acciaio in Europa rispetto a un paese terzo».

Claudio Morganti si è concentrato sul caso Lucchini: «Piombino rischia di morire, per la crisi che ha colpito il settore siderurgico. L'Ue deve farsi sentire e in fretta. Vogliamo che giunga un segnale forte per salvare l'industria siderurgica europea che viene fortemente penalizzata da una massiccia concorrenza sleale, soprattutto asiatica».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2229,00.html


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