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Spiagge italiane: verso la proroga quinquennale

Data: 19/12/2012

Sempre caldo il tema delle concessioni demaniali, ma per Bruxelles la Bolkenstein non può aspettare. Morganti: automatismo no, proroga sì. Fidanza: troviamo una soluzione definitiva, che tuteli gli operatori turistici nazionali.


04 Dicembre 2012


La Commissione Bilancio del Senato Italiano ha negato la proroga trentennale per le concessioni demaniali delle spiagge italiane, opponendosi al testo degli emendamenti da apportare al Decreto legge Sviluppo.
Si tratta di emendamenti che comunque vanno contro l'orientamento del Governo italiano, che in ottica europeista è contrario alle proroghe e intende terminare l'attuale regime di concessione entro il 2015.

Di proroga, per la Commissione, si può parlare, ma solamente a cinque anni, ossia dal 2015 al 2020. E in ciò è stata supportata dal voto della Commissione Industria.

La decisione finale del Parlamento italiano è attesa anche dall'Ue, attenta com'è a che si applichi compiutamente la Direttiva Servizi (Bolkenstein), in vigore anche da noi, e che prevede la liberalizzazione dei servizi su suolo pubblico.

A tal proposito Claudio Morganti sottolinea che la Commissione europea è sempre stata irremovibile al rinnovo automatico della concessione, non alla proroga della stessa: «l'esecutivo comunitario si è sempre dichiarato disposto a concedere una proroga per un periodo congruo, ma inferiore a 30 anni, come più volte ribadito dagli uffici legislativi del Commissario Barnier, con il quale mi sono spesso confrontato».

Trent'anni no, cinque sì
«Una proroga di 30 anni - riconosce Morganti - è impossibile da ottenere ma se c'è una forte volontà politica, su una proroga inferiore, ci sono margini di trattativa». L'eurodeputato invoca un Governo italiano deciso a far valere a Bruxelles le richieste di «un settore come quello dei balneari che crea Pil e occupazione.Tra l'altro le nostre imprese turistiche sono discriminate, rispetto a quelle di altri Paesi europei, dove la durata delle concessioni è di gran lunga superiore rispetto ai 6 anni dell'Italia, basti pensare al caso del Portogallo in cui è addirittura di 75 anni. Il periodo di proroga potrebbe anche servire per cercare di armonizzare le norme relative agli stabilimenti balneari, su cui al momento c'è troppa disparità tra gli Stati membri».

Trovare una soluzione una volta per tutte
Carlo Fidanza
, responsabile della Task Force sul Turismo del Parlamento europeo, ringrazia «i senatori che si sono battuti per una proroga delle concessioni demaniali balneari, ottenendo lo spostamento della scadenza al 2020. Ma ora serve che il Governo, anziché alzare barricate irrazionali tratti con l'Ue una soluzione definitiva, fondata sulla necessità di tutelare la continuità dell'impresa e i livelli occupazionali nonché di rilanciare gli investimenti fermi da ormai troppo tempo».

Tutte le altre questioni, dalla determinazione dei canoni demaniali alla tutela della costa da presunte cementificazioni selvagge, per Fidanza sono solamente «fumo negli occhi. È nell'interesse dell'Italia avere una balneazione attrezzata di qualità, tratto distintivo del nostro turismo, e non l'assalto di multinazionali e malavita che, con la scusa del libero mercato, farebbero affari d'oro sulla pelle dei turisti».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,73_ART_2247,00.html


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