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Fumo passivo: fatti passi avanti

Data: 05/03/2013

Da una relazione della Commissione europea risulta ridotta l'esposizione dei cittadini, ma i livelli sono ancora elevati. Il divieto non incide sull'economia dei locali pubblici. Rossi: va comunque tutelata la libertà di scelta e combattuto il contrabbando.


26 Febbraio 2013


Da una relazione pubblicata dalla Commissione europea risulta che la protezione dal fumo passivo è migliorata notevolmente nell'Ue: nel 2012 il 28% dei cittadini europei è risultato esposto al fumo passivo nei bar rispetto al 46% che si registrava nel 2009.

La relazione si basa su relazioni autonome presentate dai 27 Stati membri dando seguito alla raccomandazione del Consiglio del 2009 relativa agli ambienti senza fumo, che sollecitava i governi ad adottare e attuare leggi volte a proteggere appieno i loro cittadini dall'esposizione al fumo di tabacco negli ambienti pubblici chiusi, sul posto di lavoro e nei trasporti pubblici.

La relazione dissipa le preoccupazioni quanto al fatto che il divieto di fumare si ripercuota negativamente sull'accesso a bar e ristoranti e indica anche che l'impatto economico è stato limitato, neutro e financo positivo col passare del tempo.
Tuttavia illustra anche che alcuni Stati membri presentano ritardi in termini di normativa globale volte a proteggere la salute pubblica e anche in termini di enforcement.

Dalla relazione risulta anche che tutti gli Stati membri segnalano di aver adottato misure per tutelare i cittadini dall'esposizione al fumo di tabacco.
Le misure nazionali variano notevolmente in termini di entità e portata.
Circa la metà degli Stati membri ha adottato o rafforzato la propria legislazione anti-fumo a partire dal 2009. Molti hanno iniziato prima.

Ulteriori informazioni QUI.

I rischi del proibizionismo e la lotta al contrabbando
Per Oreste Rossi, relatore ombra al Parlamento europeo del testo che introduce nuove norme sulla vendita e la lavorazione dei prodotti del tabacco, però, «il compito dell'Europa non dovrebbe essere quello di criminalizzare chi fuma, ma di fare campagne d'informazione sui pericoli legati al tabagismo».
«È inaccettabile
- ha dichiarato in una nota - che sulla copertina della relazione della Commissione Ue ci sia un chiaro segnale di divieto di fumo. L'impressione è che si voglia forzare il consumatore a smettere di fumare, senza tener conto della sua libertà di scelta».

«Quando si impongono troppi limiti, in un campo come questo
- ha continuato - il rischio è che si favorisca il contrabbando di sigarette, in Europa più dell'80% di provenienza cinese. Solo nel 2010 sono state consumate nella Ue 64 miliardi di sigarette illegali».

«Sicuramente
- ha aggiunto - è fondamentale informare i giovani, sin dalla scuole primarie, e vietare la vendita di sigarette ai minori di diciotto anni».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,74_ART_2344,00.html


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