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Bilancio pluriennale: il Parlamento europeo boccia l'austerità

Data: 19/03/2013

L’Europa deve pagare le fatture, non può andare in deficit e deve pensare a crescere, non solamente a tagliare. La posizione di Strasburgo è contraria a quella del Consiglio. Si va alla mediazione, pronuba la Commissione europea.


13 Marzo 2013


Con una risoluzione adottata con 506 voti a favore, 161 contrari e 23 astensioni, il Parlamento europeo ha il mandato per negoziare il bilancio 2014-2020 dell'Ue con la presidenza irlandese respingendo la proposta del Consiglio europeo dell'8 febbraio.

La risoluzione approvata, infatti, sottolinea la gravità del problema della carenza di fondi per effettuare i pagamenti e che mette a repentaglio il funzionamento di una serie di programmi comunitari, come Erasmus, il Programma quadro di ricerca e il Fondo sociale.

Il Parlamento insiste a che la questione delle fatture non pagate dal 2012 sia regolata prima della conclusione dei negoziati sul Quadro finanziario pluriennale (Qfp).
Auspica pure che il Consiglio s'impegni formalmente a pagare nel 2013 tutte le fatture in scadenza, in modo da evitare di trasferire il deficit nel nuovo Qfp.
Secondo i trattati, infatti, l'Unione europea non può avere un bilancio in deficit.

Bilancio flessibile e risorse proprie

La risoluzione approvata conferisce al Parlamento un forte mandato negoziale per assicurare che il prossimo Qfp sia flessibile per consentire che i fondi disponibili siano utilizzati in modo ottimale.
I deputati chiedono inoltre una revisione di medio termine del Qfp, per dare al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione europea (dalla metà del 2014), l'opportunità di modificare i bilanci che erediteranno.
Inoltre, il Parlamento chiederà un sistema di risorse proprie per finanziare il bilancio comunitario e che tutte le spese dell'Unione siano finanziate dal bilancio dell'Ue, non separatamente.
I negoziati informali dovrebbero tradursi in un regolamento che stabilisce il Quadro finanziario pluriennale, per il quale è necessaria l'approvazione del Parlamento, e un accordo interistituzionale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.
In caso di mancato accordo, si applicheranno i massimali previsti dal Qfp per il 2013, al netto dell'inflazione, a partire dal 2014.

I commenti italiani
«Una solenne bocciatura delle politiche di austerità che hanno portato l'Europa nel cono d'ombra delle recessione e stanno causando un progressivo impoverimento dei cittadini». Questo è per Andrea Cozzolino il senso del voto odierno. «Un voto importante - dice - perché è passata la linea di opposizione rispetto alla volontà dell'asse tra Governi conservatori ed euroscettici di varare un bilancio 2014-2020 di austerità e di riduzione degli investimenti per la crescita e lo sviluppo come non era mai accaduto nella storia dell'Unione. Il bilancio 2014-2020 va cambiato. È ora di voltare pagina, è venuto il momento di inaugurare in Europa una nuova stagione di crescita».

Concordi Carlo Fidanza e Marco Scurria, per i quali l'Unione europea non può proseguire sulla via dell'austerità senza prevedere una fase capace di stimolare la crescita e la creazione di posti di lavoro. Per entrambi non servono ulteriori tagli all'economia reale dei Paesi membri.

Per Patrizia Toia «la gente volta le spalle a quell'Europa che non c'è. Il Consiglio di marzo deve essere il Consiglio della svolta: ci sono provvedimenti possibili e fattibili, che vanno adottati, come la golden rule: come possiamo dire ai cittadini di credere in un'Europa così tecnicamente stupida che non consente di usare soldi che ci sono per opere che servono e che i cittadini aspettano, come la ristrutturazione delle scuole, in nome di un astratto patto».

A margine del voto dell'Aula di Strasburgo il Commissario europeo al Bilancio e alla programmazione finanziaria Janusz Lewandowski ha riconosciuto che comunque è stato fatto un passo in avanti, dato che ora si conoscono le posizioni di Consiglio e Parlamento. Ora si tratta di far partire le negoziazioni velocemente: «lo dobbiamo a 500 milioni di europei. L'Esecutivo continuerà a fare il proprio ruolo di facilitatore di un accordo».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,72_ART_2368,00.html


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