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Serve più democrazia nella governance economica europea

Data: 28/05/2013

E anche più solidarietà. Lo esprime il Parlamento europeo votando il testo sulle prossime tappe dell'Unione economica e monetaria. E prima di pattuirne di nuove, bisogna attuare le proposte già in essere.


24 Maggio 2013


Il Parlamento europeo ha accolto tiepidamente le proposte della Commissione per rinforzare l'Unione economica e monetaria con una risoluzione con 484 voti favorevoli, 107 contrari e 13 astensioni, in cui si afferma che la piena attuazione delle regole già in vigore deve avere la precedenza sulle nuove proposte.

Il testo arriva un mese dopo la presentazione da parte della Commissione europea di nuove misure tese a coordinare i programmi nazionali di riforma economica e a rafforzare la convergenza e la competitività tra le economie europee.

La risoluzione ricorda che la Commissione europea deve tenere pienamente conto del ruolo dei parlamenti, quando ci sono trasferimenti di sovranità.
Nel testo si criticano le intenzioni della Commissione di prevedere solo un limitato sistema di controllo parlamentare e che la nuova governance avrà legittimità solo se le decisioni saranno prese democraticamente.

Il Parlamento europeo, invece, chiede un maggiore coinvolgimento di quelli nazionali, in particolare quando i loro governi stanno stilando i piani per le riforme economiche.

I deputati chiedono anche che il coordinamento più stretto fra le politiche economiche nazionali e il potere di controllo della Commissione siano bilanciati con la creazione d'incentivi, anche finanziari, per aumentare la solidarietà, la coesione e la competitività.
Questi strumenti dovrebbero contribuire a mitigare gli effetti negativi a breve termine dei programmi di riforma.

La risoluzione ricorda alla Commissione dell'impegno preso, al momento dell'approvazione definitiva del two-pack, di rafforzare tali strumenti di solidarietà.

Occorre inoltre adottare misure volte a evitare gli effetti negativi delle riforme sull'inclusione sociale, i diritti dei lavoratori, l'assistenza sanitaria e altre questioni sociali, anche nel breve periodo.

La risoluzione infine critica la nozione troppo semplicistica della Commissione europea secondo cui la competitività si basa su salari più bassi, senza alcuna preoccupazione, per esempio, per l'evasione fiscale o la dimensione sociale e occupazionale.

C'è scetticismo
Claudio Morganti
si è detto poco convinto che l'Ue stia prendendo la strada giusta, «in quanto il coordinamento ex ante delle politiche degli Stati membri presenta molti punti ancora oscuri».

«Vorrei sapere - ha detto Morganti - chi si occuperà, nello specifico, di questo coordinamento: dovrebbe essere la Commissione europea con i suoi asettici funzionari che non tengono conto delle diverse realtà dei Paesi europei? Oppure finirà, come sempre, che sarà Berlino a decidere le politiche dell'Eurozona? Ad ogni modo, entrambe le prospettive non sono confortanti».

Morganti ha criticato poi lo strumento di convergenza e di competitività proposto dalla Commissione Ue: «Non che si trattasse di una nuova strategia di Bruxelles per ricattare i Paesi in difficoltà e costringerli a scelte dagli effetti devastanti, come avvenuto ad esempio in Grecia e a Cipro».


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