English version

Cultura e accordi di libero scambio: ancora nodi da sciogliere

Data: 28/05/2013

In vista del voto di Strasburgo che darà mandato alla Commissione europea di trattare con gli Usa, Silvia Costa si dice preoccupata che possibili arrendevolezze possano portare a escludere l'eccezione culturale. E spiega che sarebbe un errore per l'Europa.

Dario Colombo


16 Maggio 2013


Il tema della cultura, a sorpresa, potrebbe essere centrale in un accordo di libero scambio fra Europa e Stati Uniti.
Tanto da essere in grado di comprometterlo, dicono i contrari all'eccezione culturale (cioè l'esclusione del tema dall'accordo) o di renderlo compiuto, come sostengono i favorevoli.
E non si tratta, per questi ultimi, di fare del protezionismo, ma di preservare le differenze culturali e promuovere bene il settore.

Nel corso della plenaria di Strasburgo della prossima settimana, infatti, gli europarlamentari voteranno un mandato alla Commissione europea per avviare un nuovo negoziato di libero scambio con gli Usa.

Ed è attuale la discussione sul mantenimento dell'esclusione di prodotti e servizi culturali dall'accordo.
Lo rimarca Silvia Costa, membro della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, fervente sostenitrice dell'esclusione, che nota come a pochi giorni dal voto sia «ancora viva la discussione tra i vari gruppi politici e al loro interno sul mantenimento dell'esclusione dei prodotti e servizi culturali, in particolare audiovisivi, dall'accordo commerciale Ue-Usa».

Chi sottovaluta e chi tiene una posizione debole
Costa si dice preoccupata di un voto contrario della plenaria, mosso dai timori di creare pregiudizi all'accordo: «alla sottovalutazione della tematica dell'eccezione culturale da parte del Commissario europeo De Gucht, rischia di sommarsi l'opinione che si sta diffondendo in Parlamento secondo cui l'esclusione di questo tema indurrebbe gli Usa a non chiudere l'accordo».

Nell'audiovisivo gli Usa hanno un enorme vantaggio
«Ogni scambio commerciale - evidenzia - è accettabile se parte da una posizione di parità: non è questo il caso dello scambio Usa-Ue nel campo dell'audiovisivo, dove un accordo di libero scambio è reso impossibile dallo squilibrio enorme della bilancia commerciale: 55% di export dagli Usa verso l'Ue, contro il 16% dall'Ue verso gli Usa».

La normativa sostiene l'eccezione culturale
Peraltro la legittimazione dell'eccezione culturale, ricorda una nota di Costa, si trova nella convenzione Unesco del 2006 sulla diversità culturale, nel Trattato di Lisbona e nella Direttiva sui servizi media e audiovisivi che nel 2010 ha ampliato la tutela e la promozione dei prodotti e servizi audiovisivi a qualunque supporto online, offline e on-demand.
E l'europarlamentare ricorda come anche la direttiva Bolkenstein (Servizi) pur essendo stata fortemente orientata a una grande liberalizzazione dei servizi, preservasse l'eccezione culturale.

Per Costa, dunque, questo è un caso di sottovalutazione dei rischi. Un esempio? «Già adesso sono aperti dei contenziosi che riguardano la circolazione delle opere d'arte con gli Stati Uniti, perché allora proseguire oltre su una strada già minata da difficoltà?».


Per ulteriori informazioni potete consultare il seguente link.


Pagina precedente