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Deficit: Italia verso stop procedura

Data: 14/05/2013

Più tempo a Francia e Spagna?

Antonio Pollio Salimbeni


03 Maggio 2013


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles

L'Italia verso la chiusura della procedura per deficit pubblico eccessivo (se "cementerà' il bilancio per non superare quota 2,9% quest'anno).

A Spagna e Francia saranno concessi due anni di tempo in più per portare l'indebitamento sotto il 3% del pil.

La presa d'atto di una situazione economica molto difficile da parte della Commissione europea non avrebbe potuto essere più netta. Era annunciato, d'accordo, ma adesso c'è la base materiale per passare dagli annunci ai fatti.

Terza notizia: l'Olanda, paese con tripla A e da sempre capofila degli intransigenti sulle politiche del rigore finanziario, è fuori linea rispetto agli impegni europei. In tre flash queste sono le novità che colpiscono nel rapporto di previsione della Commissione.

In un contesto per niente rassicurante: la ripresa sarà stentata perchè la recessione è stata lunga, nessun paese ne è stato immune, la stessa Germania risente direttamente della stagnazione altrui, i mercati finanziari restano fragili, le banche continuano a non far affluire credito all'economia. E, ciliegina sulla torta, la vera paura del momento: gli effetti sociali (e politici) devastanti provocati dalla disoccupazione di massa al massimo storico, 12,2% nell'Eurozona.

Su tutto questo si pronunceranno i ministri europei, naturalmente. La Commissione formulerà le raccomandazioni a fine mese e per quanto concerne l'Italia aspetta di capire come il governo intenda coprire le misure fiscali annunciate (sull'Imu e non solo). Il senso di marcia è però ben definito. Resta la questione della nuova paura.

"Data la recessione così lunga, dobbiamo fare tutto cioò che serve per contrastare la disoccupazione in Europa", ha dichiarato il commissario agli affari economici Olli Rehn. Se non viene sminato il terreno da questa emergenza sociale e politica non ci sarà programma di stabilità in grado di reggere da nessuna parte. Il fatto è che la ripresa agognata sarà lenta, ridotta, in qualche paese incerta, comunque troppo bassa per ridurre la disoccupazione. Per l'Italia Bruxelles prevede quota 11,8% quest'anno, 12,2% l'anno prossimo (10,7% nel 2012). Per tornare a un livello sopra l'11%, precisamente all'11,2-11,3%, bisogna tornare al periodo 1995-1998.

Siamo così al record storico dal 1977. In alcuni paesi l'alta disoccupazione potrebbe minare la coesione sociale e la fiducia di imprese e famiglie "in misura maggiore e più a lungo" di quanto previsto, è scritto nel rapporto di previsione. Ciò non riguarda solo i paesi sotto salvataggio totale o parziale (Irlanda, Grecia, Portogallo, Cipro, paese in recessione profonda, Spagna), ma anche l'Italia, la Francia, la Slovacchia, la Slovenia. Il rischio disoccupazione viene accomunato alle incertezze relative alla fragilità dei mercati finanziari, al rallentamento delle riforme strutturali, all'ulteriore apprezzamento dell'euro, ma la Commissione europea non dice se è più o meno grave, intenso o probabile rispetto agli altri.


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