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L’Università italiana fuori dall’Europa: i dati

Data: 13/06/2013

La crisi colpisce trasversalmente l’Europa ma non le sue Università. Molti Paesi scelgono di investire sulla formazione terziaria e sulla ricerca, unica garanzia per il rilancio dello sviluppo. Altri no. E non si tratta solo del dato prevedibile della Germania – la cui bilancia commerciale è in attivo – ma di quello di gran parte dei Paesi europei.

Persino in Gran Bretagna, dove l’immaginario collettivo pensa a un’Università prevalentemente privata, l’investimento pubblico è maggiore di quello italiano.

Lo rivelano i dati dell’Osservatorio della European University Association (EUA) presentati ieri.

Gli svedesi investono 731 euro per cittadino per l’Università. I tedeschi 304. Addirittura gli spagnoli 157. Noi siamo ad appena 109, con un calo netto del 14% negli ultimi 4 anni.

I dati dell’osservatorio sottolineano anche come il taglio delle risorse sia andato di pari passo con la riduzione del numero di ricercatori e docenti, a tutto svantaggio del rapporto studenti/docenti. Ovvero una delle garanzie più importanti per gli studenti della qualità della didattica e di un ambiente di apprendimento confortevole e motivante. Basti pensare che, secondo il ranking 2012 del Times Higher Education, nelle 10 migliori Università il rapporto medio studenti/docenti è 7. In Italia 30.


Per ulteriori informazioni potete consultare il seguente link.


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