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751 seggi da assegnare alle elezioni 2014

Data: 25/06/2013

Definita a Strasburgo la composizione numerica del prossimo Parlamento. 12 stati membri perderanno un seggio, la Germania tre. L'Italia avrà sempre 73 rappresentanti.


12 Giugno 2013


È stato definitivamente stabilito a Strasburgo il modo in cui alle elezioni del 2014 per il rinnovo del Parlamento europeo si rispetterà il numero di 751 seggi, sancito dal trattato di Lisbona, accogliendo i 12 deputati della Croazia.

Il progetto di decisione del Consiglio europeo, approvato dal Parlamento europeo con 574 voti favorevoli, 71 contrari e 39 astensioni, lascia invariata la redistribuzione dei seggi tra gli Stati membri proposta dai deputati il 13 marzo di quest'anno.

Dopo questa approvazione il testo dovrà ancora essere adottato formalmente dai Capi di Stato e di governo dell'Ue al vertice del 27 e 28 giugno.

La soluzione proposta comporta che 12 Stati membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Portogallo e Romania) perderanno un seggio ciascuno alle prossime elezioni europee.
I restanti tre seggi saranno ceduti dalla Germania, la cui quota deve scendere da 99 a 96.
L'Italia dovrà sempre eleggere 73 deputati.

Definita da Roberto Gualtieri «la meno imperfetta di quelle possibili», la soluzione dovrebbe evitare una riassegnazione traumatica dei seggi con forti perdite per gli Stati membri medi e piccoli e forti guadagni per i grandi.

L'accordo stabilisce anche che questa ripartizione dei seggi dovrà essere rivista prima delle elezioni 2019, sulla base di una proposta del Parlamento europeo presentata entro la fine del 2016.
Il principio di "proporzionalità degressiva", in base al quale i deputati provenienti da Stati membri più grandi rappresentano più cittadini di quelli provenienti da Stati più piccoli, dovrebbe essere rispettato.
L'accordo dovrebbe riflettere qualsiasi cambiamento del numero degli Stati membri e delle tendenze demografiche, e rispettare l'equilibrio complessivo del sistema istituzionale.


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