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Cittadini europei: l'impegno deve essere conveniente

Data: 30/04/2013

Il senso positivo dell'Anno Europeo dei Cittadini spiegato a Milano. Per Panzeri l'investimento nell'idea di Europa deve essere percepito come conveniente da più punti di vista: sociale, economico, culturale e politico.

Dario Colombo


18 Aprile 2013


L'ufficio milanese della rappresentanza italiana del Parlamento europeo ha organizzato un incontro di riflessione pubblica sull'Anno Europeo dei Cittadini.

Uno di quei momenti utili, perché nel fluire rutilante di informazioni, spesso contraddittorie, aiutano a fare il punto da cui partire.
Chi ha parlato conosce l'Europa meglio di tanti altri che si fanno veicolo di idee subite e non create. E non per questo è ottuso nel difendere un'idea acriticamente, ma anzi, la interpreta e la propone rendendola edibile.

Come Cecilia Sanna, avvocato e docente all'Università di Milano del corso su Cittadinanza e tutela dei diritti in Europa. Nel fare un excursus illustrativo dell'evoluzione del concetto di cittadinanza in Europa Sanna ha parlato chiaramente di «diritti fondamentali», ma anche obiettivamente di un «deficit democratico esistente», da sanare.
Dal Trattato di Maastrich, che introdusse il concetto che è cittadino dell'Ue chi lo è di uno Stato membro, all'Art,11 del Tue del Trattato di Lisbona, che descrive il cittadino come parte di una comunità di diritto, dei passi avanti sono stati fatti. Ma non basta per fare i cittadini europei.

Volontà di conoscere
Cosa serve? Volontà di conoscere, innanzitutto. E di far conoscere.
Impegnati su questo fronte vi sono realtà come i centri EuropeDirect, che dispensano informazioni su come funziona la Ue a chi ne fa richiesta. Ma, appunto, serve un moto a luogo, serve la volontà di avvicinarsi.

Volontà di comunicare
C'è anche l'iniziativa dei cittadini europei, che si declina sul territorio partendo dal basso.
Ne è un esempio quella chiamata Meet - Un'educazione europea di elevata qualità per tutti. La coordina in Italia Marco Laganà, convinto che si debba formare i cittadini europei partendo dalle scuole. Ed è sulla stessa lunghezza d'onda Silvia Minardi, presidente di Lend - Lingua e nuova didattica, che punta il dito contro il monolinguismo, definendolo «nuova forma di analfabetismo». Cittadino Ue è chi sa partecipare attivamente all'Europa, e senza conoscere almeno un'altra lingua non può farlo. Di più: per Lend si deve formare cittadini in grado di comunicare in due lingue europee oltre alla propria.

Volontà di intendersi
L'eurodeputato Pier Antonio Panzeri ha allora invitato a chiedersi cosa intendiamo per cittadinanza.
Le iniziative di partecipazione fanno bene, ha detto, «ma cos'è l'identità europea? Stanno avvenendo processi contraddittori: secondo l'ultima indagine Eurobarometro meno del 50% dei cittadini Ue si sentono europei».
Ma quando negli anni passati le analoghe ricerche restituivano percentuali più alte, «gli stessi cittadini votavano per i partiti euroscettici».
Chiediamoci il perché.
Per Panzeri avviene «perché ci si identifica in un soggetto se questo decide e bene. Se lo fa poco e male c'è un rigetto».
Paradossalmente, ha sostenuto, «la crisi ci dice che avremmo bisogno di più Europa. Invece le reazioni portano altrove».

Siamo allora in grado di rimettere in moto un processo di pensiero?
Sì, se «investire in Europa viene inteso come conveniente da più punti di vista: politico, economico, sociale e culturale».
E ha chiuso con una metafora, sul concetto di Europa: «l'allargamento è la vera esportazione della democrazia. Ma abbiamo messo 27 persone in una casa da 15. Con il risultato che si è diluita l'identità, verso una non-idea».
La conferma che se ne trae è che in Europa c'è sempre da lavorare, partendo dai principi.


Per ulteriori informazioni potete consultare il seguente link.


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