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n.32 del 7 febbraio 2007

Data: 07/02/2007

Orgogliosi di essere "diversi"

Il ruolo della stampa è fondamentale. Qualunque persona che ha a cuore i valori di libertà e giustizia ed è un sincero democratico lo sa e lo rispetta. Queste stesse persone possono naturalmente reagire secondo le proprie sensibilità a notizie e commenti pubblicate dai media. Un grande giornale italiano, probabilmente il più importante, dedica un’attenzione critica, quasi maniacale, agli stipendi dei funzionari della Commissione europea. Giusto che lo faccia quando ciò risponda ai principi della trasparenza e del controllo democratico come per tutte le istituzioni pubbliche. Ma c’è qualcosa che suona strano in questo articolo, che a volte sfiora tinte populiste. Un approccio che a prima vista appare più un esercizio da “comptable”, dunque un fatto “decontestualizzato” dalla realtà politica. Non tocca a me rispondere, lo faranno certamente persone più autorevoli ed istituzionalmente competenti. Voglio tuttavia offrire un frammento di una riflessione che mi ha inviato un mio caro amico, una di quelle persone di cui fidarsi perché autenticamente disinteressate. Scrive un mio amico: "Le dimensioni degli emolumenti e dei benefit percepiti dagli eurocrati (per unità di misura, non certo per il totale dei costi) più che nel novero delle notizie dovrebbero inquadrarsi nella categoria dei fatti. Pur se in numero esiguo, i funzionari di Bruxelles appartengono a quello spicchio di umanità che può definirsi, a buon diritto, privilegiata. Tra di loro, i più avveduti, che non a caso spesso hanno fatto dell' Europa una scelta culturale e politica prima ancora che professionale, vivono con pudicizia la loro condizione di 'diversi'." Oggi che va così di moda "pubblicizzare" tutto, anche richieste di scuse private, vinco il pudore di rendere pubbliche queste parole e di condividerle con i nostri lettori. Non siamo proprio così materialistici come vogliono dipingerci. La maggioranza dei funzionari europei, e parlo in particolare di coloro che conosco, sono animati da un autentico spirito di etica pubblica. Insomma, come dice il mio amico, siamo orgogliosi della nostra "diversità".


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