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Dietro le quinte della riforma, intervista a Emilio Ciarlo

Data: 21/11/2014

Negli ultimi anni abbiamo seguito da vicino il dibattito sulla riforma della cooperazione che ha portato alla nuova legge 125/2014 e poi descritto le tappe che dovrebbero portare all’attuazione del nuovo testo. Gli scenari futuri sono ormai sempre più chiari; ma cosa cambierà veramente nella realtà attuale della Cooperazione Italiana? Come impatterà la nuova Agenzia sul lavoro delle ONG e dei nuovi attori che la legge riconosce nella cooperazione internazionale? Per capire meglio cosa c’è dietro la nuova legge e quali effetti potrà produrre nei prossimi mesi abbiamo intervistato Emilio Ciarlo, Consigliere politico del Viceministro degli Affari Esteri, Lapo Pistelli. Da tempo dirige il Dipartimento Internazionale del Partito Democratico, è esperto di politica estera e relazioni internazionali e negli ultimi mesi si occupa in particolare di cooperazione, o meglio “nuova cooperazione” che lui definisce “Purple cooperation”. Ecco cosa ci ha raccontato

Il quadro internazionale e quello che emerge dalla nuova legge italiana sulla cooperazione sembra orientato fortemente alla dimensione economica, laddove per “sviluppo” si intende sempre più “crescita”. Sembra quasi che la ricetta per sconfiggere la povertà coincida con l’ingresso a tutti gli effetti del sud del mondo nel sistema economico globale. E’ questo l’orizzonte della cooperazione allo sviluppo del futuro?

L’orizzonte della cooperazione è quello disegnato nei primi articoli della nuova legge: sradicamento della povertà e riduzione delle disuguaglianze, promozione dei diritti umani e dell’eguaglianza di genere, sostegno alla democrazia liberale e alla costruzione dello stato di diritto. Si tratta di un’agenda non “economica” ma di promozione umana. La nuova cooperazione deve diventare adulta, non immaginarsi come un’oasi di pratiche alternative al mondo cattivo ma impegnarsi a migliorare quello che non va. Se è vero che l’economicismo, la finanziarizzazione dell’economia, la riduzione dell’idea di crescita all’incremento del PIL sono dimensioni da superare sarebbe una presunzione ideologica negare come l’affermazione della libertà personale nell’economia, la democrazia, la globalizzazione siano state forze che hanno migliorato le condizioni di vita di milioni di persone. Il tema del futuro è ora la distribuzione più equa della ricchezza, la garanzia dell’accesso al diritto alla salute e all’istruzione e la sostenibilità ambientale. In questa sfida vorrei che la cooperazione avesse la forza politica ed economica per proporre, sperimentare e mostrare una nuova forma di “economia della promozione umana” sulla quale far convenire agenti pubblici e privati, unendo cultura, educazione, lavoro, diritti, impresa e comunità secondo il modello europeo e italiano.

Lei è la persona che più conosce il percorso normativo della riforma della cooperazione ed è attualmente impegnato in prima persona nella stesura dei regolamenti attuativi della legge 125/2014 e dello statuto della Agenzia per la Cooperazione. A che punto sono i lavori rispetto alla tabella di marcia descritta dalla legge? Ci dice due innovazioni rilevanti che volete realizzare attraverso l’Agenzia?

Per la verità è il Ministero degli Esteri che sta scrivendo i testi dei regolamenti che sono a buon punto. Il regolamento per l’Istituzione del Consiglio nazionale della cooperazione è in dirittura di arrivo e anche per lo Statuto si dovrebbe rispettare la tabella di marcia nonostante i vari passaggi necessari tra Corte dei Conti e Parlamento. L’Agenzia dovrebbe puntare su quattro obiettivi: intercettare maggiori risorse economiche europee, anche grazie al ruolo di Cassa depositi e prestiti, sburocratizzare le procedure e aumentare la qualità dell’azione con l’innesto di nuove risorse umane ancora più specializzate, costruire partnership con il privato profit e no profit (fondazioni, imprese), garantire un dialogo strutturato tra gli stakeholder pubblici e privati. Lo si può fare recuperando molto del valore e dell’esperienza che la DGCS e il privato sociale hanno accumulato in questi anni.


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