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n.44 del 9 maggio 2007

Data: 09/05/2007

Cari lettori

Barbara Spinelli meriterebbe l'onore dell'editoriale del 9 maggio, Festa dell'Europa, semplicemente per il cognome che porta. Invece lo merita perché ieri ci ha spiegato con estrema chiarezza, sulle colonne de La Stampa, la visione dell'Europa del nuovo Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy. Una visione chiave per capire cosa succederà nel corso dei prossimi mesi sulla questione istituzionale, secondo il calendario di qui al 2009, definito dal summit di Berlino del 25 marzo scorso.

Chi giubila per l'atlantismo anti-europeo non conosce Sarkozy - afferma la Spinelli - e ignora la profonda trasformazione del gollismo da quando esso è guidato dal neo eletto Presidente. Sarkozy ha compiuto un cruciale passo avanti sulla strada dell'europeismo, sostenendo una tesi che per i gollisti è un'assoluta novità: se l'Unione europea non funziona è perché gli Stati impongono sistematicamente il voto all'unanimità anziché alla maggioranza, il che spiega la paralisi europea. "Il diritto di veto è la regola più sicura per non trovare mai un compromesso e immobilizzare l'Europa" dice Sarkozy. Un netto superamento dello storico "Compromesso di Lussemburgo", che il Generale De Gaulle impose alla Comunità nel 1966 sulla base del principio dell'unanimità. Sarkò propone l'abolizione di questo criterio in settori essenziali come energia, immigrazione e sicurezza: politiche non certo secondarie, che quindi devono diventare di competenza comunitaria. In altri settori forse ancora più sensibili - come la politica estera, o la difesa - non si giunge a tanto, ma si propone il metodo delle cooperazioni rafforzate: chi ci sta ci sta, chi si oppone non blocca ma sta fuori. Si vedano al proposito due precedenti importanti: l'euro e Schengen (la libera circolazione delle persone). Il tutto assomiglia un po', secondo noi, anche alle due velocità invocate nei giorni scorsi dal Premier italiano Romano Prodi.

Secondo punto essenziale: Sarkozy vuole salvare le parti essenziali del Trattato costituzionale, per ora bloccato proprio dalla bocciatura nel referendum del 2005 nel suo Paese. Salvare le prime due parti del progetto: le istituzioni e la Carta dei diritti. E lasciare fuori, cioè all'iniziativa del legislatore - cosi come è il caso per tutte le moderne Costituzioni - le politiche. Le vere costituzioni - questo lo dice la Spinelli - fissano le regole, non le politiche auspicate. Il tutto - aggiungiamo noi - aumenterebbe anche e non di poco la comprensibilità del testo, cosa decisiva per permetterne la conoscenza da parte dei cittadini.

Terzo punto: Sarkozy osteggia nuovi allargamenti, in particolare alla Turchia. Posizione da discutere, ma basata su motivazioni forti dal punto di vista del funzionamento dell'Europa: in assenza di istituzioni forti e di un'Europa politica, l'ingresso di un paese cosi grande può essere distruttivo. Anche su questo punto, proposte coumnque diverse da chi vuole semplicemente fare dell'Europa una zona di libero scambio, la più grande possibile.

E poi: atlantismo, modello socio-economico, Afghanistan, clima, quest'ultima secondo Sarkozy la vera priorità, con l'invito agli USA, quasi sorprendente in quanto a forza e chiarezza, di non ostacolare la lotta al cambiamento climatico, in nome di Kyoto e della nuova politica europea sull'energia.

E la conclusione della Spinelli: questi sono i fatti; chi per professione (politica) li ignora potrà anche inventarsi un quadro diverso. Ma sarà un quadro inventato, e che disinforma, utile a un partito forse, ma non all'Italia, né - soprattutto - all'Europa.

Grazie Barbara. E ancora buon 9 maggio a tutti.


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