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Data: 19/01/2015

Da queste dichiarazioni emerge sicuramente la dimensione volontaristica e solidaristica dell’impegno delle due ragazze. I racconti postati su facebook da Greta e Vanessa fanno intendere che il loro progetto di sostegno sanitario “alla rivoluzione” fosse sicuramente schierato e militante ma impostato su conoscenze personali di alcuni cittadini siriani frequentati in Italia. Un progetto di solidarietà informale quindi con un popolo in guerra conosciuto prima attraverso le testimonianze degli amici e poi direttamente con i precedenti viaggi nel paese. Difficile pensare al supporto organizzato e fiancheggiamento di movimenti dell’estremismo islamico e dei terroristi dell’IS, come molti oggi vogliono far intendere. Tanto che Greta e Vanessa sarebbero state tradite dagli stessi rivoluzionari che volevano sostenere, così si legge nelle informative riservate dei Ros rese pubbliche ieri.

Il ministro Gentiloni nel suo discorso in parlamento le ha chiamate giustamente “volontarie” e ha puntato il dito contro quelli che in queste ore hanno detto “se la sono cercata, lavorino gratis per restituire il riscatto”. Ha richiamato alla prudenza, che è sicuramente mancata, ma ha lodato la generosità e il coraggio di queste due giovanissime ragazze. Come a dire che la solidarietà anche quando è informale e disorganizzata deve rimanere un valore.

Ma per fare volontariato, soprattutto in contesti come quelli di guerra, non bastano i buoni propositi, servono professionalità, organizzazione e misure di sicurezza. Sono in molti infatti a pensare che le associazioni e le ONG che hanno supportato il progetto Horryaty avrebbero dovuto agire con più prudenza e non affidare a due ragazze ventenni senza esperienza una missione così rischiosa. La vita di Greta e Vanessa è stata messa a rischio da tutti quelli che potevano dissuaderle a intraprendere quel viaggio e non lo hanno fatto.


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