English version

Addio quadro logico, i progetti devono adattarsi alla realtà

Data: 08/05/2015

L’ODI (Overseas Development Institute) ha recentemente pubblicato un interessante rapporto, dal titolo: “Adaptive Development – Improving Services to the Poor”. Lo studio afferma la necessità di fare cooperazione allo sviluppo in modo diverso. Le attivita’ di cooperazione avvengono infatti in contesti complessi e sono condizionate da un gran numero di variabili e dinamiche politiche, che possono fortemente influenzare le attivita’ inizialmente pianificate. La narrazione dominante che pone l’enfasi sulla pianificazione e sul design dei progetti di cooperazione, ci sta portando lontano dallo scopo principale, che è quello di fornire servizi utili e di qualità alle comunità.

Il rapporto prende spunto dalla discussione sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), in sostituzione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) “in scadenza” nel 2015. Gli MDG hanno prodotto alcuni importanti successi, ma il raggiungimento di alcuni obiettivi, in particolare per le categorie piu’ vulnerabili, e’ancora molto lontano. Perche’ siano veramente efficaci, gli SDG devono essere diversi. Come spiegato nel documento (pag. 8):

“[...] L’anello mancante nella discussione post-2015 è stato finora l’assenza di una vera discussione sui metodi necessari per rendere effettivo qualsiasi nuovo quadro di riferimento. Va posta piu’ attenzione su come i riformatori locali affrontino specifici problemi per determinare progressi in contesti che sono spesso politicamente difficili, complessi e incerti. Per gli attori esterni, significa acquisire una migliore comprensione delle ragioni storiche e delle dinamiche attuali, lavorando su come sostenere gli attori nazionali che possono guidare il cambiamento.. ”

Affinché gli SDGs possano avere successo, ODI suggerisce di (pag. 9):
• Iniziare con i problemi, non con le soluzioni gia’ pronte.
• Comprendere la politica e occuparsene.
• Sostenere le riforme che nascono dal basso.
• Non aver paura di provare, fallire e riprovare.
• Pensare come un imprenditore: dividere i rischi, fare piccole scommesse.

In termini di metodologia questo si traduce in un nuovo modo di lavorare, che dovrebbe concentrarsi maggiormente sul monitoraggio e meno sulla pianificazione. Un metodo di lavoro che sia in grado di apprendere, adattarsi e cambiare in corso d’opera. In alternativa ad un approccio rigido all’insegna di Logical Frameworks, soluzioni gia’ pronte e diagrammi di Gaant, i progetti di sviluppo dovrebbero essere flessibili e capaci di adattarsi continuamente al contesto.

A questo riguardo il settore privato puo essere un’utile fonte di apprendimento. Come detto nel corso di una presentazione del progetto Pyoepin, uno dei più riusciti esempi di “Adaptive Development” in Myanmar: “se le imprese private dovessero seguire i Logical Framework e valutare le proprie performnce dopo tre o quattro anni, sarebbero tutte fallite” . Le imprese private hanno imparato ad adattarsi, cosi’ da adeguare i loro servizi e i loro prodotti a mercati e contesti in continua evoluzione.

L’argomento è molto forte. Prima di saltare a conclusioni affrettate va considerata pero’ una differenza molto importante. Le imprese private hanno incentivi fortissimi ad adattarsi al mercato e a contesti in rapida evoluzione, per la semplice ragione che devono soddisfare la domanda dei propri clienti.
Nel caso della Cooperazione allo sviluppo, gli utenti o destinatari dei servizi, non sono coloro che pagano. Gli attori di Cooperazione (ONG, ONU, donatori, ecc) sono intrappolati in una relazione di potere squilibrata in cui i destinatari dei servizi sono sempre l’anello più debole della catena.
Se dobbiamo comprendere la politica, dobbiamo anche riconoscere che lo sviluppo stesso è soggetto a dinamiche politiche ed e’ sensibile ai diversi rapporti di potere tra i donatori, gli esecutori e gli utenti.

Dal settore privato possiamo imparare non solo come adattarci ad un contesto in continuo cambiamento, ma anche come collaborare, creare sinergie e ottenere una relazione più diretta tra fornitore di servizi e cliente.
Le società di telecomunicazioni ne sono un esempio interessante. In Myanmar Telenor e Ooreedoo sono entrambe alla ricerca di collaborazioni con attori di Cooperazione non per offrire finanziamenti (come le ONG probabilmente preferirebbero), ma per offrire ciò che sanno fare meglio: servizi di telefonia per i loro clienti.


•   altre informazioni


Pagina precedente