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Data: 23/06/2015

Le informazioni sono circostanziate e dunque credibili: vi si parla di operazioni in due quartieri popolari di Asmara, Edaga-Hamus e Akria, e della zona della principale stazione di autobus, oltre che dell’Istituto di tecnologia di Mai-Nefhi, a pochi chilometri dalla capitale.

In fuga anche donne e bambini
Da tempo non sono più solo i giovani a fuggire. Le condizioni ormai degradate a causa della mobilitazione militare permanente e della presa ferrea del partito al potere su tutte le attività economiche rendono molto difficile condurre una vita dignitosa. La fornitura di acqua ed elettricità è saltuaria anche nella capitale, mentre da oltre dieci anni è in vigore una carta annonaria che dà diritto ad un pezzo di pane al giorno e a generi di prima necessità che non soddisfano il fabbisogno, mentre il mercato nero è gestito direttamente da alti gradi dell’esercito. La miseria e il senso di soffocamento che si respira nel paese mettono sulle strade del deserto e nelle mani di prezzolati passatori, il più delle volte manovrati da ufficiali dell’esercito e dei servizi di sicurezza, donne con figli piccoli e addirittura minori non accompagnati. Questo clima e queste condizioni cercano di lasciarsi alle spalle gli eritrei che arrivano sulle nostre coste, perciò la commissione d’inchiesta raccomanda per loro la protezione dovuta ai profughi.

L’Europa tratta con Asmara
Dati dell’Unhcr dicono che gli eritrei sono il secondo gruppo più numeroso a fuggire dalla propria nazione dopo i siriani. Con un governo che in poco più di 20 anni ha minato il paese fin dalle fondamenta della fiducia che tiene insieme la società, l’Europa e il nostro paese stanno trattando modi per controllare i flussi migratori. I fondi promessi sono cospicui, più di 300 milioni di euro, ma per fare che? Il giornale inglese The Guardian suppone che si stia concordando il blocco della frontiere eritree. Vengono in mente i famigerati accordi tra Berlusconi e la Libia di Gheddafi che portarono a indicibili sofferenze per i migranti e i profughi nei centri di detenzione delle oasi nel deserto e a meglio organizzare la tratta, ingrassata dal palleggiamento di esseri umani tra un centro e l’altro, suscitando speranze pagate con l’estorsione di somme sempre maggiori.
Non si sa, invece, se nelle clausole per l’erogazione del cospicuo dono siano state inserite richieste monitorabili sul rispetto dei diritti umani, civili e politici e sulla messa in moto in tempi stretti e controllati di un processo di smantellamento della ferma a tempo indeterminato, e in generale delle politiche dell’attuale regime, oltre che di un piano di democratizzazione e sviluppo che, soli, potrebbero fermare l’esodo dal paese. (di Bruna Sironi – fonte Nigrizia)


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