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Cinque motivi per cui i donatori non finanziano direttamente le ONG locali

Data: 18/11/2015

Poco più dell’1% di tutti gli aiuti ufficiali, e una parte ancora più piccola dei fondi destinati all’assistenza umanitaria, raggiungono direttamente il cosiddetto sud del mondo. Anche le fondazioni private, secondo una ricerca ancora inedita, preferiscono canalizzare la maggior parte dei loro finanziamento attraverso quelli che possiamo chiamare “funder-mediaries” nel nord (intermediari di fondi). Secondo alcuni osservatori questa incapacità dei donatori di supportare direttamente la società civile dei paesi partner creerebbe inefficienze e minerebbe lo sviluppo stesso delle organizzazioni locali. La rete globale Civicus ha dedicato un rapporto annuale a questo tema chiedendo ai principali donor globali perché non sembrano in grado, o non vogliono, finanziare direttamente le organizzazioni locali. Ecco le cinque risposte più frequenti registrate

1. Molte organizzazioni della società civile del sud non hanno la capacità di compilare tutti i nostri moduli, per non parlare di spendere i nostri soldi in modo efficace.
2. Noi non abbiamo la capacità amministrativa di dare piccole somme di denaro.
3. Abbiamo bisogno di canalizzare i fondi attraverso partner certificati, in modo da poter gestire il rischio e rispettare le nostre regole.
4. Abbiamo rigide regole anti-terrorismo e anti-riciclaggio che rendono difficile un sostegno diretto alle organizzazioni locali.
5. Abbiamo forti pressioni politiche interne che ci chiedono di finanziare attraverso le organizzazioni della società civile nel nostro paese.

Nessuno pone un problema di efficienza o impatto degli aiuti. Tutti i cinque motivi si riferiscono alla capacità di stare nelle regole di quella che molti chiamano “l’industria dell’aiuto”. Il problema è che i donatori si concentrano progressivamente sulla capacità di implementare più che sulla capacità di provocare il cambiamento sociale. Spinti dalla necessità di misurare i risultati, i donatori hanno contribuito a creare un certo numero di organizzazioni della società civile in loco che oggi sono eccellenti nella gestione e nella contabilità ma meno bravi nel lavoro di mobilitazione locale.
Le poche organizzazioni locali finanziate direttamente dai grandi donors sono quindi quelle organizzazioni della società civile che si sono fortemente professionalizzate, spesso a immagine e somiglianza delle ONG internazionali. In molti casi queste ONG locali sono state fondate con un sostegno esterno e in diversi casi sono basate in un paese europeo. Hanno capacità di progettare, implementare e monitorare, digeriscono rapidamente il gergo dell’aiuto internazionale e le sue nuove parole chiave, sanno preparare una logframe plausibile, e possono partecipare a conferenze e forum di alto livello.

L’analisi di Civicus evidenzia che nel contempo, le piccole organizzazioni della società civile di questi paesi, in particolare quelle più vicine alle comunità e incapaci di strutturarsi secondo certi standard, faticano sempre più a trovare le risorse per sostenere il loro lavoro. I finanziamenti statali locali sono quasi inesistenti o politicamente problematici, anche le fondazioni private del sud sono poche e non inclini a finanziare attività di advocacy e cambiamento sociale.
Il report suggerisce ai donatori di fare uno sforzo per finanziare la diversità. Per raggiungere risultati concreti e provocare un reale cambiamento nei diversi contesti del sud globale serve mettere a disposizione una varietà di fonti di finanziamento che corrisponda alla diversità di forme della società civile stessa. Oggi invece si assiste a una progressiva omologazione degli strumenti messi a disposizione dei donors che tagliano fuori una parte importante degli attori capaci di provocare il cambiamento.

La buona notizia è che anche i “funder-mediaries” nel nord (spesso ONG o fondazioni) possono dare una mano in questo senso trasformandosi loro stessi in donatori. La dinamica del re-granting o sub-granting permette infatti di erogare sovvenzioni di minore entità proprio per le organizzazioni più piccole, quelle dimenticate dai grandi donors. Negli ultimi anni si sono viste esperienze interessanti in questo senso come il Fondo di sviluppo delle donne africane o le cosiddette fondazioni di comunità.
I donatori devono anche riconoscere che le decisioni sui finanziamento devono avere anche una valenza politica e non possono essere condizionate esclusivamente a regole di efficienza ed efficacia. In molti contesti il ruolo della società civile è quello di porre domande difficili e di sfidare il potere, ruolo che non può essere svolto con le stesse regole di reporting o gestione di un progetto agricolo o sanitario.


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