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Come funziona il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa

Data: 29/12/2015

La Commissione europea ha annunciato alcuni giorni fa l’approvazione delle prime 16 azioni del Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa del valore di quasi 300 milioni di euro. L’obiettivo del fondo, costituito ufficialmente al recente forum di La Valletta, è quello di affrontare le cause profonde della migrazione irregolare, aumentare l’impatto positivo delle migrazioni sullo sviluppo economico e sociale nei paesi di origine, di transito e di destinazione dei flussi migratori. Questo primo pacchetto include 10 programmi nei paesi del Corno d’Africa per un importo di 253 milioni di euro. Ma come funziona esattamente il Fondo fiduciario? Facciamo il punto per facilitare il lavoro degli operatori delle ONG e di altre organizzazioni che possono potenzialmente essere coinvolte direttamente nell’implementazione dei programmi in avvio.


Come funziona il Trust Fund?
La strategia globale del fondo fiduciario è impostata da un apposito Board mentre le azioni sul campo sono adottate dal Comitato Operativo (Operational Committee), che si riunisce in sessioni separate corrispondenti alle tre regioni geografiche identificate. Entrambi questi organi sono composti da rappresentanti della Commissione europea (EEAS), degli Stati membri dell’UE e di altri donatori, ma anche dei paesi partner e delle organizzazioni regionali (osservatori).
Il fondo fiduciario è gestito dalla Commissione (fiduciario). Per ciascuna regione geografica, la Commissione europea ha nominato un responsabile (manager). Uno dei ruoli chiave del gestore è quello di proporre le azioni al Comitato Operativo.


Identificazione e formulazione
In linea con il quadro concordato dagli organi di governo del Fondo fiduciario, le Delegazioni dell’UE sono fondamentali nel processo di identificazione e formulazione delle azioni. Coordinano il dialogo tra gli stakeholder locali, gli Stati membri dell’UE, le autorità nazionali e le organizzazioni della società civile. Le Delegazioni possono anche proporre direttamente azioni da finanziare al manager. Per i progetti che abbracciano più paesi, il manager discute direttamente con le delegazioni competenti e le altre parti interessate per individuare azioni comuni. Una volta che le azioni vengono identificate e formulate, il manager può proporle al Comitato Operativo per l’approvazione.


Le modalità di attuazione
Considerando la situazione di crisi che si propone di affrontare, i manager si concentreranno sulla modalità di attuazione che garantiscono rapidità nell’attivazione, flessibilità dei risultati, impatto e efficacia dei costi. Questi possono includere lo strumento della Cooperazione Delegata, inviti a manifestare interesse (call for proposals) o direct awards per situazioni specifiche. Al fine di migliorare il coordinamento e gli sforzi comuni, il Fondo fiduciario porrà particolare attenzione alle azioni attuate da consorzi.


Le prime azioni finanziate
Le azioni appena approvate dal Comitato Operativo inizieranno nei primi mesi del 2016 e si concentreranno sulla costruzione delle capacità dei paesi del Corno d’Africa a gestire la migrazione e, in particolare, la lotta contro il traffico di esseri umani e il traffico di migranti (40 milioni di euro) ; la creazione di opportunità di lavoro e migliori condizioni di vita in particolari aree dell’Etiopia, che sono all’origine dei flussi migratori (67 milioni di euro); facilitare il ritorno alle aree stabili della Somalia di rifugiati somali ospitati nella regione e in Europa (50 milioni di €); migliorare la reintegrazione dei rifugiati sudanesi del Sud nelle comunità ospitanti in Uganda o la creazione di condizioni favorevoli per il loro ritorno (€ 14,3 milioni); sostenere l’attuazione dell’accordo di pace in Sud Sudan e il ritorno degli sfollati interni alle loro aree di provenienza (77,6 milioni di euro).
La maggior parte di queste 10 azioni nel quadro del Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa sarà realizzato congiuntamente dalla Commissione europea e gli Stati membri dell’UE, in collaborazione con i partner africani.
Le altre sei azioni saranno finanziate attraverso il Global Public Goods and Challenges Programme (DCI), componente Migrazioni e Asilo. Le nuove azioni mirano a promuovere il rimpatrio volontario e la reintegrazione sostenibile e l’attuazione del quadro di cooperazione come il processo di Rabat.


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