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Data: 15/03/2016

Forse un modo pratico per fare un passo avanti sarebbe quello di dare una risposta alla domanda più topica: qual è il valore aggiunto delle INGOs e che cosa dovrebbero delegare ad altri? Oppure rispondere alla provocazione di un partecipante alla conferenza: “Un povero sarebbe disposto a pagare per i vostri servizi?” E ancora, “se fossi una contadina povera preferirei che i soldi siano spesi per scrivere un documento per il prossimo high level UN panel o preferirei che mi venga consegnato l’assegno equivalente (una somma più alta di anni di lavoro) per fare quello che credo meglio? Quale di queste due azioni la renderà meno povera, ora e in futuro? Dopo più di 60 anni di pratica della cooperazione allo sviluppo, è davvero difficile da dire.

Per fortuna sembra che le INGOs stiano iniziando a confrontarsi con queste verità a casa propria
. Ma se nei loro uffici di Oxford, Londra, New York o Ginevra (così come al Sud) non troveranno risposte forti e convincenti per giustificare la loro esistenza la cosa più logica sarà la loro progressiva scomparsa. (Articolo di Deborah Doane, traduzione libera a cura di redazione).


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