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Indagine annuale sull'occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa

Data: 21/12/2016

Quest'anno la relazione sull'occupazione e sugli sviluppi sociali (ESDE) si è concentrata sull'occupazione come mezzo per combattere la povertà, sulla digitalizzazione e sui cambiamenti nel mondo del lavoro, sul ruolo del dialogo sociale, sulle disparità tra gli Stati membri e sull'integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro.

Con 232 milioni di unità il numero degli europei occupati è stato il più elevato mai registrato. Lo scorso anno sono stati creati tre milioni di posti di lavoro, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato. Nel maggioranza dei casi l'occupazione a tempo pieno protegge efficacemente i cittadini contro la povertà. La percentuale della popolazione dell'UE a rischio di povertà o di esclusione sociale (pari al 23,7 %) è la più bassa degli ultimi cinque anni. L'8,3 % dei cittadini europei è tuttavia ancora disoccupato (dati di ottobre 2016) e l'indagine sottolinea le difficoltà incontrate nel ritornare al lavoro negli anni successivi alla crisi (periodo 2008-2013): nell'arco di tre anni solo un disoccupato su otto è riuscito a trovare un'occupazione permanente a tempo pieno. La disoccupazione giovanile, ancora superiore al 20 %, continua a destare grave preoccupazione.

Il futuro del lavoro sta cambiando in un contesto di crescente digitalizzazione dell'economia, in particolare attraverso l'emergere di piattaforme digitali e dell'economia collaborativa, che offriranno nuove opportunità di lavoro, per lo più sotto forma di lavoro autonomo. Gli investimenti nelle TIC possono essere stati all'origine di un terzo della crescita economica dell'UE tra il 2005 e il 2010, ma in tale settore molti posti sono ancora vacanti. Gli investimenti nelle competenze sono fondamentali per sfruttare appieno i vantaggi della digitalizzazione.

Nel 2015 e nei primi nove mesi del 2016 gli Stati membri hanno ricevuto quasi 2,2 milioni di domande di asilo. Nel momento in cui si integrano nel mercato del lavoro, i rifugiati incontrano tuttavia ostacoli quali livelli di istruzione inferiori e competenze linguistiche insufficienti. Per facilitare l'integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro sarà fondamentale investire nella loro istruzione e nelle loro competenze linguistiche e agevolare il riconoscimento delle competenze. In tal modo di contribuirà a rafforzare il capitale umano dell'UE nel contesto dell'invecchiamento della società.

Poiché queste nuove forme di occupazione possono offuscare i confini tra datori di lavoro e lavoratori, si profilano nuove sfide per il ruolo che le parti sociali e il dialogo sociale possono svolgere nell'affrontare le problematiche odierne del mercato del lavoro.


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