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Addio Otto per Mille, per i prossimi 10 anni tutto ai beni culturali danneggiati dal terremoto

Data: 20/03/2017

In sintesi: la quota statale dell’otto per mille dell’Irpef da quest’anno fino al 2026 sarà destinata esclusivamente al recupero dei beni culturali colpiti dal sisma nel centro Italia. Si tratta di 150/200 milioni l’anno, circa due miliardi in dieci anni, che fino ad oggi erano destinati a quattro categorie di interventi: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione di beni culturali. Solo due anni fa si era aggiunta una nuova categoria, quella della riqualificazione edilizia delle scuole. Venerdì scorso a tarda notte la Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera ha completato l’esame del decreto terremoto nell’ambito del quale è stato approvato l’emendamento Realacci sull’8×1000, una proposta che sin dall’inizio aveva incontrato il parere favorevole anche del Ministro Franceschini.

E’ lo stesso Realacci ad affermarlo con tono trionfante: “E’ stato approvato il mio emendamento che prevede che tutta la quota dello Stato dell’8×1000 sarà destinata, per 10 anni, alla ricostruzione e al restauro dei beni culturali distrutti o danneggiati dal sisma. La voce “beni culturali” è già presente nelle destinazioni della quota dello Stato dell’8×1000, ma attualmente si disperde fra le altre. Concentrare i fondi su un solo obiettivo renderà più efficace e trasparente il loro utilizzo, incentivando anche i cittadini a preferirlo nella dichiarazione dei redditi. Tutti potranno anche in questo modo contribuire al futuro delle comunità drammaticamente colpite”. “Una proposta – spiega – che io stesso ho lanciato a Camerino nel dicembre scorso in occasione della visita dei parlamentari nei luoghi colpiti da sisma, che ora si concretizza grazie al lavoro congiunto delle commissioni parlamentari con il Ministro dei Beni culturali”.

Non si tratta di una dinamica nuova. Il fondo otto per mille è stato più volte oggetto dei bisogni della politica. Un portafoglio di emergenza da cui attingere per qualunque motivo o semplicemente per far quadrare i conti delle finanziarie. Dagli anni di Berlusconi in poi porzioni importanti di questi fondi sono stati utilizzati per le più disparate spese. Prima alla Protezione civile, poi per la flotta aerea, poi le avversità atmosferiche del 2012 e a seguire gli eventi alluvionali, atmosferici e le precipitazioni nevose verificatesi tra 2012 e 2014.

Finisce con questo colpo di mano quindi la possibilità di impiegare una parte del fondo 8×1000 alla “fame nel mondo”, una quota che a singhiozzo negli anni aveva co-finanziato progetti di cooperazione allo sviluppo delle ONG italiane soprattutto in Africa. L’ultima approvazione di progetti risale al 2014, anno in cui con circa 6 milioni di euro furono co-finanziati 40 progetti.

Non è chiaro se il decreto appena approvato andrà a intaccare anche la quota dell’otto per mille assegnata all’Agenzia per la Cooperazione allo sviluppo. A decorrere dall’anno 2015 infatti, una quota pari al 20 % del fondo 8×1000 a gestione statale è stata destinata a finanziare le attività dell’AICS.

Quale che sia il futuro della ripartizione della quota statale del fondo 8×1000, la speranza è che qualcuno si occupi di rendere questo strumento efficace. Negli ultimi anni infatti la gestione della Presidenza del Consiglio dei ministri è stata più volte criticata in primis dalla Corte dei Conti per la sua poca trasparenza, la lentezza delle procedure e la mancanza di monitoraggio e controllo delle iniziative.


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