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La UE accelera sul piano Africa: al via il Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile

Data: 10/07/2017

È in fase di elaborazione il nuovo Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile per l’Africa (European Fund for Sustainable DevelopmentEFSD), elemento chiave di un piano che dovrebbe raccogliere fino a 88 miliardi di euro unendo i fondi UE con i finanziamenti privati e nazionali e che potrebbe portare lo sviluppo africano verso un nuovo livello. Siamo al Parlamento Europeo, dove prima di andare in plenaria, l’EFSD è stato approvato da un voto definito “storico” in tre commissioni parlamentari raccogliendo una larga maggioranza. L’obiettivo fondamentale dell’EFSD è quello di fornire un pacchetto finanziario integrato per supportare gli investimenti a cominciare dai Paesi firmatari dell’accordo di Cotonou.

L’EFSD è un elemento chiave del Piano Europeo di Investimenti Esterni (European External Investment Plan – EEIP), un approccio innovativo per stimolare gli investimenti in Africa e nei paesi vicini dell’UE. L’EEIP è costituito da tre pilastri, e il primo di questi è favorire un migliore accesso alle finanze. Al suo interno si trova l’EFSD, che unisce gli strumenti finanziari esistenti con una nuove garanzie gestite dalle istituzioni finanziarie di intermediazione, che a loro volta forniranno sostegno – attraverso prestiti, garanzie, equity o prodotti simili – agli stakeholder finali.

Con un contributo di 3,35 miliardi di euro dal bilancio dell’Unione europea e dal Fondo Europeo di Sviluppo (European Development Fund – EDF), l’EEIP sosterrà garanzie innovative e strumenti simili a sostegno degli investimenti privati, consentendo così di mobilitare fino a 44 miliardi di euro di investimenti. Se, poi, gli Stati membri si rivelassero puntuali nel versare i propri contributi all’UE, l’importo totale potrebbe arrivare a 88 miliardi di euro.

Nonostante sulla carta l’obiettivo principale di EFSD sia quello di combattere la povertà, al Parlamento e alla Commissione nessuno nasconde che questo piano ormai abbia assunto una rilevanza strategica a causa del fenomeno migratorio. Questo nuovo approccio con l’Africa sarebbe ampiamente motivato dalla necessità di affrontare alcune cause fondamentali della migrazione, visto che sempre più persone tentano pericolosi viaggi principalmente per motivi economici.

Da qui la soddisfazione e gli apprezzamenti espressi da quasi tutti i banchi dell’Europarlamento.

Meno entusiasta e a tratti fortemente critica è invece la voce delle organizzazioni della società civile europea che hanno sottolineato i rischi legati a questa nuova iniziativa già nella fase di consultazione. Visto il taglio fortemente orientato al business di questo nuovo strumento le ONG intravvedono il rischio che dei miliardi di euro versati dai contribuenti beneficeranno soprattutto le grandi imprese multinazionali, le uniche veramente interessate a investimenti massicci nel continente.

Il secondo problema, annoso, riguarda il fatto che gli aiuti allo sviluppo vengano usati per sovvenzionare investitori privati, e che le imprese europee possano profittarne molto di più delle imprese locali, che contribuiscono maggiormente alla riduzione della povertà.

Diverse organizzazioni di livello europeo (tra cui Oxfam, ActionAid, Plan International, Save the Children, Transparency International EU e CONCORD) hanno evidenziato alcuni punti che l’Unione Europea dovrebbe analizzare per migliorare la proposta del nuovo fondo concentrando l’attenzione sui bisogni reali delle popolazioni piuttosto che sul frenarne la mobilità delle persone.

Di seguito i più significativi:
Assegnare almeno il 40% dei fondi disponibili alle operazioni di finanziamento nei settori che contribuiscono al miglioramento climatico (energia rinnovabile, efficienza energetica, in conformità con l’accordo di Parigi).
Assicurarsi che le Valutazioni dell’Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Strategica dell’Ambiente siano in linea con il regolamento comune di attuazione per quanto riguarda sia gli strumenti finanziari esterni (2014) che gli indicatori sugli impatti dei progetti sull’ambiente naturale, compresi gli ecosistemi, la biodiversità e il cambiamento climatico.
• Prestare particolare attenzione al potenziale impatto dei progetti sulla disuguaglianza, che è oggi una delle sfide più urgenti di sviluppo e che è stata riconosciuta come tale nell’Agenda 2030 e nel nuovo consenso UE per lo sviluppo.
Rafforzare gli indicatori relativi ai diritti delle donne e delle ragazze, che vanno ben oltre la creazione di posti di lavoro decenti.
Adottare precisi indicatori per valutare il potenziale dei progetti ex-ante e gli impatti ex-post, coprendo così le quattro dimensioni dell’Agenda 2030 – sociale, economica, ambientale e di governance/partecipazione.


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