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Dalla Commissione (continua 2)

Data: 24/11/2005

L’UE consolida il suo primo posto nel commercio internazionale

Da una più accurata analisi della relazione emerge che molte delle preoccupazioni suscitate dalla globalizzazione sono infondate. L’UE non solo ha mantenuto la sua quota complessiva di commercio mondiale ma ha anche consolidato il suo posto di prima potenza del commercio globale. Recenti cifre dell’ONU assegnano ai paesi pre-adesione 2004 una quota di mercato mondiale del 16% circa, molto più elevata di quella degli USA (10%) e dimostrano inoltre che questi paesi dell’UE investono soprattutto nei propri mercati o negli USA. Nel periodo 2000-2003 gli IED effettuati fuori dalla UE sono ammontati a meno del 3% del PIL dell’UE e solo un decimo di questa somma è andato nei nuovi Stati membri, in Cina e in India. Cifre più recenti confermerebbero tali tendenze.
Ciò significa che se l’emergere della Cina sulla scena del commercio mondiale è certamente stato un evento decisivo, soprattutto in settori produttivi a bassa tecnologia e ad alta intensità di lavoro, non va drammatizzato l’impatto globale nei segmenti di mercato ad alta tecnologia. L’aumento delle esportazioni cinesi di prodotti ad alta tecnologia si fonda sull’importazione di quasi tutte le componenti e parti ad alto valore aggiunto che entrano nella produzione di tali beni. È anche cresciuto lo scambio di servizi, ma anche l’esternalizzazione dei servizi commerciali è stata controbilanciata da maggiori esportazioni. L’UE ha in genere una robusta eccedenza commerciale nei servizi alle imprese, pari allo 0,5% del PIL nel 2003. In definitiva, l’effetto netto sull’occupazione è stato trascurabile e non è provato che a livello aggregato, i paesi più aperti soffrano di una disoccupazione maggiore.
Per cogliere però i potenziali benefici dalla globalizzazione, le strutture di produzione devono orientarsi verso settori che godano di vantaggi comparativi. Oggi, l’UE è particolarmente forte in vari settori a tecnologia medio-alta (automobili, prodotti farmaceutici e macchinari). Per il futuro, i politici devono tener conto che la Cina manterrà probabilmente per molti anni i suoi vantaggi comparativi nei prodotti ad alta intensità di lavoro e che l’UE ha quote relativamente elevate delle sue esportazioni in queste categorie di prodotti. Date queste tendenze parallele, per l’UE sarà decisivo non solo consolidare la sua posizione nei settori a tecnologia medio-alta ma anche affrontare le sue debolezze nei segmenti di mercato ad alta tecnologia, come le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione).
Ma non esistono solo aspetti positivi. Questo processo di trasformazione strutturale può colpire regioni o settori economici fondati su manodopera a basso costo e poco qualificata. Ma anche se a corto e a medio termine, l'adeguamento potrà essere costoso e difficile, dovremo aiutare la gente ad acquisire qualifiche e strumenti per muoversi verso altri lavori, settori, occupazioni o regioni. Sottrarre posti di lavoro e industrie alla concorrenza internazionale contribuirà solo a ridurre le opportunità di efficienza economica, di reddito e di occupazione a lungo termine.
Informazioni sul Bilancio annuale dell’economia dell’UE si trovano ai seguenti indirizzi:
http://www.europa.eu.int/comm/economy_finance/publications/the_eu_economy_review_en.htm
Da Rapid *


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