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Occupazione e sviluppi sociali in Europa: dall’indagine 2017 emergono tendenze positive ma un pesante onere per i giovani

Data: 10/08/2017

La Commissione ha pubblicato l’edizione 2017 dell’indagine annuale sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (ESDE).

L’edizione di quest’anno conferma le tendenze positive nel mercato del lavoro e in ambito sociale, nonché una crescita economica costante. Con più di 234 milioni di lavoratori, il tasso di occupazione non è mai stato così elevato come oggi nell’UE e la disoccupazione è al livello più basso dal dicembre 2008. Dal 2013 sono stati creati 10 milioni di posti di lavoro nell’UE. Al di là del progresso economico e sociale generale, i dati dimostrano però che sulle generazioni più giovani grava un onere particolarmente elevato: tendono ad avere più difficoltà a ottenere un posto di lavoro e si trovano più spesso in forme di occupazione atipiche e precarie come i contratti temporanei, che possono comportare una minore copertura previdenziale. Con tutta probabilità percepiranno inoltre pensioni più basse in rapporto alla remunerazione. È per questo che l’indagine ESDE 2017 si concentra sull’equità intergenerazionale: dobbiamo fare in modo che tutte le generazioni beneficino delle attuali tendenze economiche positive.

Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, ha commentato: “Questa indagine annuale dimostra ancora una volta che stiamo procedendo con determinazione verso una maggiore crescita e occupazione. Ciononostante, i giovani d’oggi e i loro figli potrebbero ritrovarsi in condizioni peggiori rispetto ai genitori, e non è quello che vogliamo. È necessario agire rapidamente. Con il pilastro europeo dei diritti sociali vogliamo preservare e migliorare gli standard sociali e le condizioni di vita delle generazioni future.”

Dall’indagine emerge che, malgrado i costanti miglioramenti del tenore di vita nell’UE, i giovani non beneficiano di questa evoluzione positiva tanto quanto le generazioni precedenti. A ciò va aggiunto che la quota di reddito da lavoro delle fasce più giovani della popolazione si è ridotta nel tempo. Queste problematiche influiscono sulle decisioni dei giovani relative al nucleo familiare, come l’avere figli o l’acquisto di una casa; ciò può a sua volta ripercuotersi negativamente sui tassi di fecondità e di conseguenza sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sulla crescita.

Per la popolazione in età lavorativa si prevede inoltre un calo dello 0,3 % annuo da qui al 2060. Ciò significa che una forza lavoro ridotta dovrà fare in modo di garantire il mantenimento dell’attuale tendenza alla crescita. Ne consegue anche che i regimi pensionistici saranno contemporaneamente alimentati da un minor numero di contribuenti – spesso con versamenti di minore entità e/o irregolari, non essendo corrispondenti a quelli del lavoro a tempo pieno e/o standard – mentre aumenterà il numero dei pensionati che ne dipenderanno. I giovani lavoratori di oggi e le generazioni future devono pertanto farsi carico di un doppio onere che deriva dai cambiamenti demografici e dalla necessità di garantire la sostenibilità dei regimi pensionistici.



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