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n. 90 del 9 settembre 2008

Data: 09/09/2008

Visita di Sarkozy, Barroso e Solana a Mosca e Tbilisi: l'Europa si muove unita con forza e determinazione, ma coi limiti della pro

Dopo la visita dell'8 settembre del presidente di turno dell'Unione europea Sarkozy, del presidente della Commissione Barroso e dell'Alto Rappresentante per la Politica estera e sicurezza europea Solana a Mosca e Tbilisi l'Europa da sempre più l'impressione di voler avere un ruolo da protagonista nella vicenda georgiana conservando una sua non scontata unità d'azione. Questa unità ha consentito alla presidenza di non tornare a mani vuote dal Cremlino. L'accordo raggiunto prevede il ritiro completo delle forze armate russe dal territorio georgiano, fatta eccezione per l'Ossezia del sud e l'Abkhazia e, il dispiegamento prima del 1 ottobre di una missione di polizia europea con 200 uomini in territorio georgiano. La forza europea sarà autonoma e indipendente dal mandato Onu. Qualora la Russia rispetti effettivamente l'accordo si potrebbe riaprire il dialogo strategico ed economico che l'ultimo vertice europeo aveva deciso di sospendere.

L'interesse europeo a rilanciare una partnership con la Russia è sempre molto alto, anche se appare sempre più evidente che la Russia è pronta a sfruttare ogni segnale di debolezza europeo. E tra questi, più di tutti, la dipendenza energetica crescente che l'UE ha nei confronti del gigante eurasiatico. Si stima, infatti, che la domanda di gas europea aumenterà dal 49,6% all'81,4% entro il 2020. Attualmente più del 50% del gas naturale e più del 75% del petrolio consumato nell’Unione europea sono importati da paesi esterni all’UE. I nostri principali fornitori, solo di gas naturale, sono la Russia, la Norvegia e l’Algeria (che rappresentano rispettivamente il 33%, il 30% e il 25% delle importazioni per i paesi europei). Ma da qui a una ventina d’anni e, con l’esaurimento dei giacimenti norvegesi, questa dipendenza energetica nei confronti della Russia aumenterà in modo considerevole. L'aumento del prezzo del petrolio ha inoltre creato una vera e propria corsa all'"oro azzurro".

A livello globale cresce la concorrenza nella corsa a garantirsi un approvvigionamento sicuro e conveniente di fonti energetiche tra Stati uniti, Europa Cina ed India. Si pensi a cosa potrebbe accadere se la Russia puntasse sempre più su relazioni privilegiate con la Cina anche in materia di fornitura di gas e petrolio. Già adesso, nonostante il mancato riconoscimento di Ossezia e Abkhazia da parte della Cina, queste due potenze appaiono vicine come mai era accaduto negli ultimi anni. Si pensi anche che di recente la Commissione nazionale cinese per la riforma e lo sviluppo ha approvato la costruzione di un gasdotto di 2.380 chilometri dal porto birmano di Sittwe nel Golfo del Bengala a Kunming, capitale del sudoccidentale Yunnan, per portare 170 miliardi di metri cubi di gas dal Medio Oriente nei prossimi 30 anni.

E' dunque abbastanza naturale che nelle sue relazioni esterne e, in particolare, nei rapporti con la Russia, la UE cerchi di avere ben presente la sua situazione di dipendenza energetica e i relativi rischi di eccessive frizioni con la Russia. Solo conquistando una maggiore indipendenza energetica, anche tramite la nuova politica di lotta ai cambiamenti climatici, la UE potrà davvero apparire credibile nel ruolo di portavoce della legalità internazionale e del rispetto dei valori democratici e degli altri diritti umani.

Su questa strada l'Europa sta già da tempo portando avanti iniziative volte a garantire una maggiore indipendenza energetica. Un esempio è il progetto "Nabucco", il gasdotto di prossima costruzione, che dovrebbe collegare la Turchia all'Austria attraverso la Romania, la Bulgaria e l'Ungheria, dando la possibilità di far arrivare all'Ue il gas dall'Arzebaigian, dall'Egitto, dall'Iran e perfino dall'Asia centrale, riducendo così la dipendenza energetica europea dalla Russia.
Un mercato interno dell'energia integrato ed aperto risulta comunque la soluzione più efficace per ridare forza e autonomia alla politica energetica europea. Bisogna che gli Stati membri che ancora difendono gli interessi dei campioni nazionali, contro la convenienza dei propri consumatori e di un'Europa forte, riflettano sulle conseguenze di queste posizioni.

Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano


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