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n. 5 del 14 marzo 2006

Data: 14/03/2006

Newsletter della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

il punto del Direttore
Al Consiglio europeo di primavera sarà scontro fra diverse concezione di integrazione europea

I governi nazionali si apprestano a tirare le somme del primo anno di applicazione della nuova strategia di Lisbona nel corso del Consiglio europeo di primavera (Bruxelles, 23 e 24 marzo) con lo stesso stato d'animo della novizia che invoca Dio dicendo: "fammi diventare casta, ma non subito".

Da molto tempo sono conosciute le cause della minore crescita dell'economia europea rispetto non solo alle economie degli altri paesi più industrializzati nel mondo ma anche dei nuovi paesi che irrompono sulla scena internazionale (Cina, India, Brasile, Africa del Sud) e che, non a caso, saranno invitati da Putin come osservatori al prossimo Vertice G8 di San Pietroburgo.

Secondo la Commissione europea, i paesi dell'Unione pagano le conseguenze di cinquant'anni di ritardi in materia di innovazione e ricerca rispetto agli USA. La spesa pubblica europea (che è stata al di sotto del 2% del PIL nel 2004) è ancora nettamente inferiore a quella del Giappone (3,15%) e degli USA (2,59%) con un trend negativo nel 2005 confermato dalla scarsa percentuale di investimenti privati rispetto all'insieme delle spese per la ricerca (54,3 % contro il 74,5% del Giappone, il 63,1% degli USA ed il 60,1 % della Cina).

Nonostante questi dati e l'obiettivo di raggiungere il 3% della spesa pubblica entro il 2010, i governi hanno concluso nel dicembre scorso l'accordo sulle nuove prospettive finanziarie 2007-2013 proprio riducendo gli investimenti europei nell'innovazione e nella ricerca ma anche nell'educazione permanente e nei programmi per i giovani.

L'Italia poi si trova all'undicesimo posto in percentuale di spesa pubblica davanti alla Grecia, al Portogallo ed alla Spagna fra i Quindici ed in una situazione peggiore della Repubblica Ceca e della Slovenia.

Secondo i programmi di riforma nazionali elaborati nel quadro della strategia di Lisbona, solo dieci paesi membri potrebbero raggiungere nel 2010 la percentuale del 3% (Belgio, Danimarca, Germania, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Finlandia, Svezia: ma questi due ultimi paesi superavano la percentuale del 3% già nel 2004) mentre l'Italia è il solo paese che non ha fornito dati relativi al suo obiettivo per il 2010.

Sulle questioni legate all'avvenire dell'Europa ed in particolare della sua Costituzione apriremo dal prossimo venerdì nel nostro sito Internet uno spazio ad hoc di informazione quindicinale invitando i lettori ad intervenire nel dibattito iniziato da Gianfranco Fini e Romano Prodi, dibattito che prosegue oggi con le lettere di Yves Mény, Paolo Morawski e Roberto Carpano.
Pier Virgilio Dastoli
Direttore della Rappresentanza

Sito web: http://europa.eu.int/italia/newsletter/15_giorni/109f9512228.html


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