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Cure mediche in altro paese: Motti eccepisce

Data: 25/01/2011

Pur avendo votato a favore del testo presentato in plenaria, il parlamentare italiano ribadisce le proprie perplessità circa una decisione che non tutela i meno abbienti. Si poteva fare di più anche in direzione della competitività e dell’eccellenza sanitaria.

D.C.


21 Gennaio 2011

Tiziano Motti ha dichiarato le proprie perplessità in relazione al voto sulla normativa che regola il diritto dei pazienti alle cure mediche in un paese dell'Unione europea diverso da quello di residenza.

In base alla nuova direttiva i cittadini dell'Unione europea possono essere rimborsati per l'assistenza medica che ricevono in un altro stato membro, a condizione che il trattamento e i costi siano normalmente coperti nel loro paese e previa autorizzazione preventiva sanitaria dello stato di origine, laddove prevista.

In una nota l'europarlamentare-editore ribadisce di aver votato a favore per spirito di appartenenza al gruppo (popolari) e perché comunque considera la direttiva un passo in avanti, dato che «si è votato a favore dell'apertura delle frontiere mediche con le migliori intenzioni, con il desiderio di eliminare ostacoli alla volontà e alle necessità delle persone che preferiscono farsi curare all'estero».

Esprime però perplessità: «la possibilità di trasferirsi in un altro paese per beneficiare di cure mediche rimarrà penalizzante nei confronti dei cittadini meno abbienti, in quanto dovranno anticipare ogni spesa, previa autorizzazione prima delle cure, e comunque riceveranno rimborsi limitati al tariffario dello stato di origine. Ci sono, inoltre, costi da fronteggiare che l'assicurazione sanitaria non copre. Mi riferisco a quelli per il trasferimento e il soggiorno sul posto. Il fatto che i malati debbano anticipare integralmente il pagamento del proprio trattamento per poi essere rimborsati in un secondo momento é certamente discriminatorio nei confronti di chi non ha particolari possibilità economiche. Oltre alla discriminazione, la beffa, poiché le spese sono tanto più ingenti quanto la malattia si presenta grave».

A questi fattori, per Motti, si aggiunge il problema della lingua sconosciuta parlata in un paese straniero, che per i malati meno colti o anziani rappresenta un'ulteriore barriera.

Una diversa interpretazione, meno restrittiva, avrebbe addirittura stimolato la competizione di mercato: «Permettere ai cittadini la libertà di potersi curare in un centro europeo di eccellenza a carico del proprio stato di residenza, senza necessità di anticipare denaro, cosa che già avviene a fronte di convenzioni nazionali in alcuni paesi europei, avrebbe rappresentato una sfida che gli stessi stati potevano cogliere in regime di libera concorrenza sanitaria, per aumentare la qualità dei propri sistemi sanitari e delle proprie strutture mediche al fine di attrarre cittadini nelle proprie strutture di eccellenza».

Proprio l'eccellenza nella sanità è il tasto su cui batte Motti: «avremmo assistito alla nascita di nuove eccellenze a vantaggio di tutti i cittadini europei con problemi seri di salute. Lo stato di difficoltà economica con cui si confrontano i governi, però, non ha aiutato e per ora dobbiamo accontentarci di un piccolo passo in avanti».

Sito web: http://www.europarlamento24.eu/01NET/HP/0,1254,74_ART_1247,00.html


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